I lavoratori precari della conoscenza si organizzano con la FLC CGIL
È nato il Coordinamento nazionale dei lavoratori precari della conoscenza della FLC CGIL.
È previsto nel nuovo statuto, modificato nell'ultimo congresso, che si è svolto pochi mesi fa: la FLC CGIL ha fra i suoi organismi dirigenti il Coordinamento dei lavoratori precari della conoscenza, ad ogni livello, provinciale, regionale e nazionale.
Il Comitato direttivo nazionale, dando seguito a questa importante decisione, ha costituito pochi giorni fa il Coordinamento nazionale, e sono già largamente diffusi i coordinamenti degli altri livelli.
Il coordinamento nazionale è composto da 41 componenti, alcuni di loro sono anche parte del Comitato direttivo nazionale. Per metà composto da donne e per metà da uomini (20 e 21, rispettivamente), sono presenti tutte le regioni e rappresenta tutti i comparti della conoscenza.
La FLC CGIL assolve quindi all'impegno assunto al Congresso e, di recente, durante la grande Assemblea nazionale dei precari del 15 maggio a Roma.
Un risultato ottenuto con l'impegno di tutte le strutture della FLC che hanno organizzato assemblee con migliaia di lavoratori precari della scuola, dell'università e della ricerca per costituire i coordinamenti a livello provinciale e regionale.
I coordinamenti sono chiamati a svolgere un grande lavoro di discussione e di proposta, in un momento molto difficile per i comparti della conoscenza e per il nostro Paese.
Attraverso le iniziative di lotta, le manifestazioni, i presidi e le occupazioni è stato costruito un rapporto con i movimenti dei precari e degli studenti indispensabile per tutta la CGIL, presupposto per la nascita dei Coordinamenti. Questo movimento, insieme alla FLC CGIL, in questi ultimi due anni ha praticamente costituito l'unica opposizione ampia, intensa e determinata, alle politiche governative. Un patrimonio di lotte e di confronto che va salvaguardato, oggi più che mai, di fronte a questo attacco che, con l'ultima manovra finanziaria, penalizza ulteriormente il lavoro pubblico e settori della conoscenza. Solo così possiamo rilanciare la campagna per il superamento del precariato, per difendere l'occupazione e la qualità del sistema dell'istruzione e della ricerca pubblica.
Così possiamo prepararci, insieme alle associazioni, ai movimenti, agli studenti, a costruire le proposte da presentare e discutere ai prossimi Stati Generali della Conoscenza.
Il Governo ha scelto di tagliare gli organici e di programmare il più grande licenziamento di personale precario dalla fine della guerra, funzionale ad una riduzione dell'offerta formativa e ad una complessiva riduzione dello stato sociale.
La verità è che il governo ha scelto di puntare su di un modello di sviluppo basato non sulla qualità del prodotto, (con la conseguente riduzione degli investimenti sulla conoscenza e sulla ricerca) ma sulla competizione dei costi. Ne consegue che il taglio dei diritti dei lavoratori e il ricorso alla precarietà è una scelta insita nel modello di sviluppo stesso.
Un obiettivo ancora più evidente dopo lo scontro avvenuto a Pomigliano d'Arco e dopo che la Fiat ha preannunciato minacciosamente la delocalizzazione in Serbia della produzione di alcuni modelli d'auto, pretendendo una drastica riduzione dei diritti dei lavoratori e il ridimensionamento del ruolo del sindacato. Si colpisce il mondo del lavoro e si comprimono i diritti e così il sistema pubblico della formazione e della ricerca diventa “un costo” che deve essere compatibile con la destrutturazione dello stato sociale.
Per battere questo disegno, bisogna puntare ad un radicale cambiamento delle politiche del nostro Paese. Vanno ritirati tutti i tagli al sistema della conoscenza, sia delle risorse economiche che degli organici, per definire un nuovo modello di sviluppo indirizzando gli investimenti sui settori innovativi che puntano sulla qualità del prodotto, investire, come stanno facendo tutti i paesi europei, nella ricerca e nel sistema d'istruzione e formazione pubblico.