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Intesa sul Pubblico impiego, una indecorosa sceneggiata a Palazzo Chigi

Il lupo non perde il pelo e neppure il vizio: CISL e UIL sfornano un'altra intesa separata con il Governo penalizzando ulteriormente i lavoratori pubblici. Un accordo che non risolve le emergenze: precari, blocco contratti, RSU, scatti di anzianità. Proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale.

07/02/2011
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Indecorosi. Una vera pantomima la riunione di venerdì scorso a Palazzo Chigi, durante la quale è stata presentata l'intesa per la gestione del regime transitorio per quanto attiene l'applicazione del Decreto Brunetta. Il testo era stato condiviso in precedenza con CISL e UIL, stante il fatto che, mentre il Ministro Brunetta non ne aveva avviato ancora la lettura, già alcuni siti sindacali pubblicavano l'Intesa, la scheda tecnica e persino il volantino.

Evidentemente CISL e UIL hanno voluto soccorrere un Governo scosso dalla questione morale che coinvolge Berlusconi e quindi incapace di rispondere agli interessi generali del Paese. Firmando l'accordo si è voluta avallare inoltre, l'applicazione di una legge inutile anzi dannosa, rinunciando ad evidenziare e tentare di modificare le contraddizioni ed i problemi che apre il decreto legislativo 150.

Il contenuto dell'accordo ha la finalità di definire una intesa per la gestione del regime transitorio per quanto attiene l'applicazione del Decreto Brunetta alla luce del blocco dei contratti previsto dalla manovra di luglio. Vediamo nel dettaglio i contenuti.

Punto per punto i contenuti dell'accordo

Il primo punto enuncia le premesse sulle quali si basa l'intesa: DLgs 150/2009, accordo separato relativo agli assetti contrattuali del gennaio 2009 e accordo separato dell'aprile 2009 sul pubblico impiego. Nella premessa quindi si citano i due accordi separati che la CGIL non ha firmato quali punti di riferimento sui quali disegnare un nuovo sistema di relazioni sindacali. È evidente la volontà delle parti firmatarie di estromettere la CGIL da questa intesa.

Vogliamo ancora ricordare che l'accordo separato sul pubblico impiego è persino peggiore dell'accordo sul modello contrattuale firmato nel gennaio 2009. Infatti recepisce tout court i contenuti della legge Brunetta (L.15/2009), riducendo quindi le prerogative del contratto nazionale e della contrattazione decentrata. Il nostro commento

Il secondo e il terzo punto riguardano l'applicazione dell'art. 19 del DLgs Brunetta (la classifica dei dipendenti 25-50-25). Si afferma che per effetto dell'applicazione di tale norma, gli stipendi non potranno essere decurtati (sic!) e che le risorse utilizzabili per la classifica saranno quelle previste dal cosiddetto dividendo dell'efficienza, cioè le eventuali economie determinate dall'applicazione della legge 133/2008. Questo significa che si impiegheranno i risparmi (pochissimi e solo per il comparto università e ricerca) per premiare una piccolissima parte dei lavoratori, mentre gli altri resteranno al palo con gli stipendi bloccati per i prossimi tre anni.

Ricordiamo inoltre che l'applicazione dell'art. 19 è legata al rinnovo del Contratto nazionale che dovrà definire le quote del salario accessorio da destinare a tale finalità. Ancora: per i docenti della scuola e Afam e i ricercatori degli EPR, dovrà essere emanato uno specifico DPCM per l'applicazione di tale norma. Infine nel comparto scuola non sono stati previsti gli Organismi indipendenti di valutazione dai quali dipende la definizione della cosiddetta classifica.

Il quarto punto prevede la costituzione di commissioni bilaterali per monitorare i risultati prodotti dalla riforma Brunetta. Questo significa che lo stesso sindacato si incaricherà di verificare se il decreto 150 funziona o meno.

Il quinto punto prevede che il Governo emani entro 15 giorni un atto di indirizzo all'Aran per la definizione di un accordo quadro che regoli le relazioni sindacali sulla base del Decreto Brunetta e dell'accordo separato del 2009.

Questo punto significa che si mettono nel cassetto gli attuali contratti nazionali e si definiscono altre regole sulle relazioni sindacali, abbassando il livello di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.

La FLC CGIL in questi mesi si è spesa per difendere la validità dei CCNL e le prerogative della contrattazione decentrata in tutte le sedi di lavoro e questa battaglia sindacale ha pagato, portando alla chiusura di migliaia di contratti senza che questi recepissero le assurde imposizioni del decreto Brunetta. Tra l'altro molte sentenze confermano che fino al rinnovo dei contratti nazionali non si può agire unilateralmente sulle materie oggetto di contrattazione integrativa. L'accordo separato mette in discussione tutto ciò e vorrebbe cancellare il lavoro, spesso unitario, messo in campo dalle nostre sedi sindacali e dalle RSU.

La CGIL non firma, perché…

La CGIL non ha firmato questo accordo per i motivi di merito sopra esposti e soprattutto in quanto non vi è traccia delle vere emergenze: precariato, blocco dei contratti e contrattazione integrativa, scatti di anzianità ed elezioni RSU.

  • precariato: non c'è alcuna soluzione per le migliaia di precari che per effetto della manovra di luglio saranno licenziati e per il precariato del comparto scuola
  • blocco dei contratti e contrattazione integrativa: non si affronta la questione salariale che riguarda oltre tre milioni di dipendenti pubblici; non si ribadiscono la validità del contratto nazionale e le prerogative della contrattazione decentrata;
  • scatti di anzianità: nessuna certezza sulle risorse dei prossimi due anni;
  • elezioni RSU: una vera emergenza democratica, nessuna assunzione di responsabilità da parte dei sindacati firmatari rispetto alla definizione delle procedure per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie.

In una situazione in cui aumenta l'inflazione e il prelievo fiscale per i lavoratori dipendenti, in cui la disoccupazione è a livelli elevatissimi, il primo problema dei lavoratori e delle lavoratrici è come applicare la legge Brunetta?

A questa domanda vorremmo che i sindacati firmatari rispondessero con chiarezza. Noi non siamo interessati a lanciare salvagenti al Ministro Brunetta e alla sua disastrata riforma, a noi interessa la tutela dei lavoratori e delle loro condizioni di lavoro.

Per queste ragioni abbiamo proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale e metteremo in campo tutte le iniziative necessarie insieme alla CGIL e a FP CGIL.