Legge Finanziaria 2008: il Senato approva definitivamente il testo. Il nostro commento analitico
Tre le votazioni di fiducia, due il 20 dicembre e una il 21, sui tre maxi-emendamenti presentati dal Governo.
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Con tre votazioni di fiducia, due il 20 dicembre e una il 21, sui tre maxi-emendamenti presentati dal Governo, il Senato approva la Legge Finanziaria per il 2008.
Il Governo supera con un voto risicato l’esame del Parlamento, ma non supera quello dei settori della conoscenza.
Improvvisazione, incoerenza, logiche incomprensibili o deprecabili, hanno guidato le scelte operate sui settori della scuola, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione musicale ed artistica.
Abbiamo ampiamente commentato, passo passo, nei giorni passati, i diversi aspetti della legge finanziaria che toccano il mondo della conoscenza e le problematiche contrattuali del pubblico impiego. A quei commenti aggiornati alla data odierna, rimandiamo per una analisi approfondita degli argomenti.
Confessiamo che ci aspettavamo molto di più e di meglio da questa legge finanziaria. Dopo quella dell’anno passato che aveva come obiettivo principale il risanamento della finanza pubblica, pensavamo che fosse questo il turno della redistribuzione del reddito che in questi ultimi anni ha visto ingenti trasferimenti di risorse dai salari del lavoro dipendente al profitto padronale ed alla rendita finanziaria.
Un trasferimento così forte che ha fatto dire persino al governatore della Banca d’Italia ed al presidente della Confindustria, che esiste una emergenza salariale che va affrontata con urgenza prima che si trasformi in rivolta sociale.
Solo in conseguenza di questi moniti, evidentemente più autorevoli di quelli rivolti dalle organizzazioni sindacali, e di fatti tragici come quelli degli operai morti carbonizzati alle acciaierie di Torino, il Governo ha introdotto timide modifiche, durante i lavori alla Camera dei Deputati, che però ci fanno dire che il lavoro dipendente e la sua valorizzazione, non costituiscono ancora il riferimento sociale e centrale della sua politica.
Sappiamo bene e riconosciamo che ci sono cose anche positive che sono state introdotte nel testo della finanziaria (e di queste ci attribuiamo una parte di merito), ma non possiamo non denunciare il fatto che le legittime richieste ed aspirazioni dei lavoratori del Pubblico Impiego al rinnovo dei loro contratti non trovano risposte; che nella scuola prosegue la politica di taglio degli organici, che per l’università continua a permanere un problema grave di finanziamenti, che l’alta formazione musicale ed artistica continua a godere di una considerazione sociale vicina allo zero (anche qui basta vedere i finanziamenti erogati e lo spazio che gli viene riservato), che la ricerca pubblica è settore di contentini sparsi apparentemente a casaccio, e che il processo di stabilizzazione del personale precario ha subito un forte arresto.
Da questo punto di vista, ed in particolare da quello del mondo dei lavoratori della conoscenza, il giudizio complessivo che formuliamo è profondamente negativo.
Se le cose non cambieranno in fretta, il prossimo appuntamento sarà quello dello sciopero generale per il rinnovo dei contratti.
Roma, 21 dicembre 2007