Pubblica Amministrazione: CGIL, avviare subito la stagione dei rinnovi contrattuali a partire dal 2013
Osservazioni della CGIL per l'audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti.
Da www.cgil.it
Continua, in maniera ossessiva la scelta del Governo italiano di ridurre il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti pubblici. Il Governo Berlusconi demagogicamente, con il Decreto Legge n. 76 del 2010, ha ridotto i trattamenti economici complessivi dei dipendenti pubblici, con il blocco dei contratti per tutti e la riduzione rispettivamente del 5% e del 10%, se superiori a € 90.000 lordi annui e superiori a € 150.000 annui.
La Corte Costituzionale nel 2012 si è pronunciata contro il prelievo del 5% e del 10%, ma è rimasto il blocco dei contratti.
Scelte demagogiche nella fase di crisi economica per far digerire, senza protesta, il blocco contrattuale. Avevamo denunciato per tempo questa situazione.
Ora siamo ancora alla riproposizione del blocco dei contratti, avviata dal Governo Monti e fatta propria dal Governo Letta, con un peggioramento che non consiste solo nella proroga della norma precedente, ma in una estensione della P.A. a cui si applica il blocco della contrattazione.
Nella relazione all'Atto del Governo n. 9, si chiarisce che il riferimento è alle Amministrazioni inserite nel Conto economico consolidato della P.A. e non più al personale dipendente pubblico “contrattualizzato” o in regime di diritto pubblico.
Questo provvedimento peggiora, inoltre, bloccando gli incrementi dell'indennità di vacanza contrattuale (previsto dal Decreto legislativo n. 165 del 2001 e dai contratti collettivi) per il biennio 2013-2014. Ancora una volta si evince un accanimento nei confronti dei pubblici dipendenti che non potrà che vedere una nostra risposta articolata e ferma.
La relazione al Parlamento 2013, presentata dal Ministro Grilli e varata dal CdM il 21/3/2013, ci permette di arrivare alla situazione reale nella quale oggi si trova il lavoro pubblico.
Innanzitutto il volume dei redditi da lavoro dipendente dalle Pubbliche Amministrazioni.
Il conto della P.A. per la voce “Redditi da lavoro dipendente” passa dai 172 miliardi del 2010 ai 169 del 2011 e ai 165 del 2012.
Con le previsioni “ a legislazione vigente” si passa dai 163,5 del 2013 ai 161,9 del 2014, con una riduzione dell'1,1% del PIL, ed una riduzione della spesa per il personale pari al 5,88%.
Se venisse varata l'ulteriore proroga del blocco della contrattazione, si può ipotizzare una perdita salariale pro-capite dal 2010 al 2014 di circa 260 euro mensili a regime, ed una perdita complessiva di massa salariale intorno ai 4100 euro (220 e 3600 a fine 2013), derivante solo dal mancato adeguamento delle retribuzioni alla crescita del costo della vita.
L'ARAN sostiene che, fino al 2010 la minore crescita delle retribuzioni era dovuta al calo degli occupati, mentre dal 2011 la diminuzione “secca” è determinata anche dall'effetto della riduzione delle retribuzioni pro-capite. Infatti nel 2011 si registra una dinamica retributiva pro-capite negativa dello 0,8% relativa alle retribuzioni di fatto.
IL NUMERO DEI DIPENDENTI PUBBLICI
Analoga tendenza alla contrazione si verifica sul numero dei dipendenti pubblici, per i quali nel periodo dal 2007 al 2011 vi è stata una riduzione intorno alle 150.000 unità (-4,3%, da 3.580.000 a 3.400.000), mentre si ipotizza una ulteriore riduzione intorno alle 100.000 unità annue per il 2012 e 2013 (-3% su base annua), al netto degli interventi derivanti dalla spending review che riguardano tutte le amministrazioni pubbliche ad eccezione della Scuola. Ad oggi non tutti i provvedimenti sono stati adottati, ed anzi, per alcuni di essi, particolarmente quelli riferiti al destino delle società controllate dalle Amministrazioni Pubbliche, sussiste ancora un margine di indeterminatezza che potrebbe determinare una massiccia riduzione di occupazione.
PRECARI
Tempi determinati e formazione lavoro (con esclusione comparto scuola)
Dal 2007 al 2011 si è passati da 117.000 a 86.000
Interinali e lsu
Da 2007 a 2011 da 36.500 a 27.500
Nel 2011 (scuola compresa) i precari “dipendenti ammontano a 301.000 (10%) sul totale dipendenti ( 3.082.000)
COCOCO
Nello stesso periodo i contratti di collaborazione sono passati da 82.000 a 42.500
Incarichi
Gli incarichi di studio e consulenza sono passati da 45.000 a 75.000.
DATI DA INFLAZIONE (fonte ISTAT)
ANNO | INCREMENTO | VALORE MESE | ANNUO |
2010/2011 | +2,1% | E. 50 | 650 |
2011/2012 | +3,2% | E. 74 | 970 |
2012/2013 | +2,2% | E. 52 | 675 |
2013/2014 (prev.) | +2% | E. 48 | 625 |
2014/2015 (prev.) | +1,6% | E. 38 | 500 |
TOTALE | +11,6% | E. 262 | 4.100 |
Come si evince da una rapida lettura dei dati esposti, a legislazione vigente nel quinquennio 2010-2014 la riduzione di spesa per il personale della P.A. è pari ad oltre 10 miliardi di euro, con una simmetrica contrazione degli occupati, sia a tempo indeterminato sia con contratti “flessibili”.
La perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni che si è già prodotta nel triennio 2010-2012 assomma a circa 176 euro pro-capite, circa 2300 euro in massa salariale, ed è destinata, in caso di proroga del blocco dei contratti, a salire all'11,6% della retribuzione media. Si tratta di una riduzione imponente, difficilmente sopportabile per le retribuzioni medie della P.A., che, si ricorda, sono state nel 2011 pari a 34.851 euro lordi. Il contributo dato dai dipendenti della P.A. al risanamento dei conti pubblici è stato molto rilevante, ma va inoltre sottolineato con forza come una tale riduzione del potere d'acquisto si rifletta in modo pesante sulla capacità di consumo e di risparmio, generando un effetto depressivo importante sull'insieme dell'economia reale.
Per queste ragioni, la CGIL chiede al Parlamento di esprimere parere negativo sulla proroga del blocco dei contratti pubblici e dei meccanismi di adeguamento salariale, e al Governo di assumere le iniziative necessarie ad avviare la stagione dei rinnovi contrattuali a partire dal 2013.