Revisione della spesa? No, solo tagli. Parte la protesta
Gli sprechi rimangono e i servizi pubblici languono. Contro la revisione della spesa tutta a danno dei cittadini parte la mobilitazione. Le iniziative dei sindacati. In autunno sarà sciopero.
Il sindacato non ci sta. Ancora un'aspettativa delusa da questo governo: non hanno avuto il coraggio di intervenire sugli sprechi, sulle rendite di posizione, sui privilegi a carico dei contribuenti, e hanno infierito ancora sui servizi essenziali, dall'istruzione alla sanità, e sulla ricerca. La protesta è inevitabile, nonostante il caldo e le ferie.
Le iniziative già programmate
Il primo appuntamento, unitario, è il 12 luglio davanti al MIUR, in occasione dell'incontro tra il Ministro Profumo e i presidenti degli enti di ricerca.
Il 19 luglio presidio davanti a palazzo Vidoni organizzato dalle categorie del pubblico impiego di CGIL e UIL, per rivendicare una radicale revisione della manovra e l'immediata attuazione dell'Intesa sul lavoro pubblico. Scarica il volantino.
Il 24 luglio si terrà un'assemblea nazionale pubblica unitaria dei lavoratori della ricerca aperta alle forze politiche e ai presidenti degli enti.
Infine, il 20 ottobre una grande manifestazione nazionale.
Le decisioni del nostro Comitato Direttivo nazionale
Il Comitato Direttivo nazionale della FLC CGIL, che nei giorni scorsi ha esaminato il provvedimento sulla spending review ha approvato il "pacchetto" di iniziative e la mobilitazione, ha anche proposto che in autunno si proclami lo sciopero generale. Ma la mobilitazione deve essere diffusa continua e capillare con presidi anche sotto le prefetture e richieste di incontro alla forze politiche e agli amministratori locali.
La FLC ha anche deciso che nel comparto scuola, fin dal primo giorno di lezione, saranno organizzate iniziative in tutti gli istituti e nei territori. "La quantità dei tagli, l'aumento dei carichi di lavoro per docenti, educatori, ATA e dirigenti richiedono un efficace programma di lotta senza escludere anche forme eclatanti come l'astensione dalle prestazioni aggiuntive e un'ulteriore serie di iniziative che articoleremo nei prossimi giorni. Le RSU devono essere il centro di una capillare informazione sulle nostre proposte per ricostruire scuola, università, ricerca e AFAM e per sollecitare alle forze politiche un radicale cambiamento di rotta sulla conoscenza pubblica che rispetti l'autonomia della rappresentanza sociale e ampli gli spazi di democrazia e partecipazione".
"Questa manovra - si legge nel documento approvato al direttivo - è semplicemente un insieme di tagli alla spesa sociale con un evidente carattere depressivo che provocherà la riduzione dei servizi, degli investimenti, dell'occupazione e di diritti universali come l'istruzione e la salute". E a pagare "un prezzo salatissimo" saranno ancora una volta i lavoratori, i precari, i pensionati, i giovani e le donne; la scuola, l'università e la ricerca. Leggi le nostre schede di approfondimento.
"La spending review conferma, quindi, le vecchie logiche dei tagli alla spesa pubblica che tanto male hanno già fatto al Paese, rovesciando i principi di giustizia, di eguaglianza, solidarietà e benessere sociale incardinati nella nostra Costituzione. [...] L'assenza di soluzioni adeguate alla crisi sta distruggendo i diritti di cittadinanza e i diritti al lavoro e nel lavoro. È così che si alimenta l'antipolitica, perché la politica appare sempre più lontana dai linguaggi, dalle esigenze e dalle emozioni delle persone".
La FLC CGIL propone di lanciare un piattaforma confederale i cui pilastri siano:
- attuazione del piano per il lavoro;
- redistribuzione della ricchezza;
- modifiche dell'iniquo sistema pensionistico e delle norme sul mercato del lavoro;
- introduzione di misure fiscali eque;
- rinnovo dei contratti pubblici e privati, attuazione dell'intesa sul lavoro pubblico del 3 maggio 2012 e difesa del ruolo negoziale e confederale del sindacato;
- estensione dei diritti sociali e di cittadinanza.
"Vogliamo unire ciò che la crisi frantuma e divide, mettendo al centro delle lotte le condizioni di lavoro nei nostri settori, a partire dalla riconquista del contratto nazionale, per dare un nuovo senso alla funzione della conoscenza pubblica che non deve mai essere piegata alle logiche del mercato, ma deve essere un diritto delle persone".