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Approvato il DDL sulla brutta scuola, ma la nostra mobilitazione non si fermerà

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

20/05/2015
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Il disegno di legge approvato oggi dal Parlamento disegna una scuola brutta e autoritaria che nega i diritti e la libertà a chi vive nella scuola. Gli emendamenti approvati, frutto dello sciopero del 5 Maggio e delle mobilitazioni di questi giorni, non cambiano la sostanza di contenuti inaccettabili. Renzi e il suo Governo non hanno il consenso di docenti, personale ATA, studenti, famiglie e degli stessi dirigenti scolastici. E’ evidente la rottura con il mondo della scuola e con il Paese, da non addebitare ad un difetto di comunicazione ma a dei contenuti di un provvedimento che non affronta i problemi reali della scuola pubblica.

Anche oggi in tantissime piazze del Paese si è contestato il disegno di legge della brutta scuola ma il Governo e la maggioranza sono allergici alle contestazioni e ritengono di essere gli unici detentori della verità.

Hanno imposto la sola logica dei numeri per trasformare le scuole in luoghi simili alle aziende calpestando la Costituzione. La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà del Governo e della maggioranza che lo sostiene.

Nel passaggio al senato chiediamo radicali modifiche che partano da un piano pluriennale di stabilizzazione per tutti i precari, alla eliminazione del vincolo futuro dei 36 mesi per le supplenze, alla cancellazione e riscrittura  del capitolo sui poteri e le funzioni dei dirigenti scolastici, alla ulteriore riduzione delle deleghe in bianco, al prevedere la priorità dei finanziamenti alle scuole statali a fronte dell’evidente difficoltà a garantire il loro normale funzionamento, al cancellare tutte le incursioni legislative sulla contrattazione e al definire tempi certi per il rinnovo del contratto nazionale.

La Ministra Giannini nell’incontro di lunedì dovrà chiarire quali sono le reali volontà del Governo su questi punti. La mobilitazione non si fermerà fino a quando non ci saranno cambiamenti radicali e concreti.