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Approvato il DL Scuola. Mancano misure che assicurino l’obiettivo più importante: avere al 1° settembre tutte le cattedre coperte per recuperare il tempo perduto

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL

06/04/2020
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Roma, 6 aprile - Apprendiamo dagli organi di stampa che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un Decreto Legge sulla scuola che prevede una serie di misure determinate dall’emergenza COVID-19.

Ancora una volta, la Ministra dell’Istruzione ha scelto la strada del non confronto, assumendo unilateralmente decisioni che riguardano milioni di studenti, di famiglie, di lavoratori. Eppure, sui temi oggetto del decreto, come FLC abbiamo avanzato proposte e indicato soluzioni, tenendo soprattutto in conto gli interessi e i diritti degli studenti.

Non possiamo che essere d’accordo sulla parte del provvedimento che prevede di portare tutti gli alunni delle classi intermedie all’anno successivo e di semplificare al massimo le prove conclusive del ciclo delle secondarie: è quanto abbiamo proposto ogni volta che ne abbiamo avuto occasione.

Quel che risulta preoccupante è il vuoto sulla questione che appare centrale: come garantire una piena ripresa dell’attività didattica al primo settembre 2020.
Non c’è nel provvedimento una procedura semplificata per il reclutamento, né per i docenti, né per il personale ATA. Mentre noi avevamo chiesto che tutto il personale potesse essere al proprio posto fin dall’1 settembre.

Non verranno aggiornate, per quest’anno, le graduatorie di istituto, continuando così ad alimentare il fenomeno delle "messe a disposizione" (Mad).

Non vengono superati i vincoli alla mobilità del personale.

Non c’è un rafforzamento o un ampliamento degli organici, nonostante la Ministra si sia dimostrata preoccupata, nelle sue uscite pubbliche, del problema delle "classi pollaio".

In termini perentori si dice che la didattica a distanza diventa "prestazione ordinaria" come se ciò bastasse a risolvere tutte le criticità che sono emerse in queste settimane: carichi di lavoro inediti per 800 mila docenti, stress enorme per le famiglie, impossibilità di raggiungere la totalità degli studenti.

Nessun impegno in termini di investimento e risorse.

Per la Ministra evidentemente, l’anno scolastico prossimo si può aprire senza provvedimenti eccezionali che mettano le scuole del Paese, duramente provate dalla sospensione delle attività didattiche in presenza, in una condizione di forza per recuperare il tempo perduto.

Un fatto è certo: la scuola è in debito nei confronti degli alunni e non viceversa.

Evidentemente sfugge la drammaticità di ciò che potrebbe accadere al ritorno in classe con numeri abnormi di precariato, destinati a crescere ulteriormente, con la mancanza di docenti, personale ATA, DSGA di ruolo e insegnanti di sostegno specializzati.

La scuola ha bisogno di un cambio di passo e non di ordinarie misure di funzionamento destinate a mancare gli obiettivi di rilancio che la crisi epidemiologica oggi impone più che mai.

Abbiamo proposte, integrazioni e contributi da offrire; chiediamo alla politica di scegliere un’altra strada, quella del confronto e della condivisione, nell’iter di conversione del Decreto e, soprattutto, nell’adozione di ulteriori specifiche misure da parte del Ministero dell’Istruzione, al fine di non fare, per presunzione e autoreferenzialità, passi falsi che danneggerebbero la scuola e l’intero Paese.

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