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Precari scuola, scelte unilaterali di Governo e Ministro non risolvono problemi

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

03/05/2011
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Il Ministro Gelmini e il Governo vendono fumo mentre la condizione della scuola pubblica e dei precari è drammatica.

Si procede con atti unilaterali senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali. Tutto viene deciso in stanze chiuse, con l'obiettivo di vanificare i diritti dei precari.

Occorre perciò che rapidamente venga attivato un tavolo di confronto tra il Governo e tutte le organizzazioni sindacali che affronti in maniera trasparente il numero delle immissioni in ruolo, le modalità di definizione degli organici, le nuove norme sul reclutamento e la gestione delle graduatorie nel rispetto della sentenza della Corte Costituzionale.

La FLC CGIL rivendica da mesi un piano pluriennale di immissioni in ruolo per il personale precario docente e ATA che da tantissimi anni continua a garantire la qualità dell'offerta formativa nelle nostre scuole. Secondo i nostri calcoli è possibile l'immediata stabilizzazione di almeno centomila precari tra docenti e ATA, coprendo tutti posti vacanti (70.000) e stabilizzando tutti i posti di sostegno per gli alunni disabili e gli spezzoni orari (ulteriori 30.000 posti).
Al contrario le uniche preoccupazioni del Governo sono quelle di ridurre al massimo le immissioni in ruolo e negare diritti ai lavoratori precari.

Non permetteremo che attraverso atti legislativi, venga aggirata la normativa europea e venga cancellato, per i soli lavoratori della scuola, il limite del triennio come vincolo delle stabilizzazioni dei contratti di lavoro a termine. Se si persegue questa strada, si intende stabilire il principio, in aperta violazione del diritto comunitario, che nella scuola si potrà rimanere a vita precari. Siamo pronti ad intraprendere tutte le azioni politiche e legali per fermare un provvedimento fortemente penalizzante per i lavoratori e le lavoratrici.

Il Governo vuole demolire la scuola pubblica e continua a prevedere nei prossimi anni ulteriori tagli.

Lo sciopero generale del 6 maggio sarà la risposta necessaria ad un Governo che considera l'istruzione pubblica un lusso riservato a pochi e il lavoro semplicemente una merce.