Scuola, riforma Valditara della secondaria di secondo grado. Cgil e FLC: il Governo ritiri una proposta dannosa per gli alunni e le alunne e per l'intero Paese
Comunicato stampa congiunto CGIL nazionale e FLC CGIL
In occasione dell’audizione presso la Commissione Istruzione del Senato della Repubblica svoltasi martedì 5 dicembre sul disegno di legge “Filiera tecnologica e professionale” riguardante la riforma della scuola secondaria di secondo grado, la CGIL e la FLC CGIL hanno espresso un giudizio fortemente negativo sulla proposta e hanno invitato il Governo a ritirarla nell’interesse del Paese e della scuola. L’intervento di Gianna Fracassi [VIDEO].
“I tratti negativi del disegno di legge emergono con tutta evidenza e ci fanno dire che da essa non può che conseguire un generale impoverimento dell’impianto culturale del sistema di istruzione oltre che una sovrapposizione di percorsi già in essere con durate e curricoli diversi”. Così il segretario confederale della CGIL Christian Ferrari e la segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi.
“Il percorso di studi - proseguono - viene ridotto di un anno con la pretesa di voler assicurare più formazione con minor tempo scuola; agli alunni verrebbe proposto un accesso al lavoro già al biennio del secondo ciclo di istruzione, in piena età dell’obbligo, attraverso l’incremento di percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) o di attività in apprendistato; si equipara il non equiparabile laddove vengono messi sullo stesso piano la formazione professionale regionale, il percorso quadriennale, quello quinquennale ai fini dell’accesso agli ITS”.
“La scuola viene avviata verso una condizione ancillare nei confronti delle aziende – aggiungono Ferrari e Fracassi - sia perché le aziende forniranno una quota di docenti con contratto d’opera con ricadute sulla qualità della didattica e della professionalità, sia perché esse coprogetteranno l’offerta formativa e didattica in spregio alle norme vigenti sull’autonomia scolastica e sugli organi collegiali”.
“La sperimentazione che viene proposta ai fini della riforma batte inoltre strade già rivelatesi fallimentari: l’ultima in ordine di tempo prevista dal DM 344/21 sta ricevendo una dura replica della realtà dal momento che, dai dati forniti dallo stesso Ministero, risulta che solo 243 scuole sulle 1000 potenziali hanno chiesto di sperimentare il modello del ‘diploma in 4 anni’ e che le 192 sperimentazioni sono passate a 175 classi già dall’anno scolastico successivo. E si vuole, peraltro, iniziare la sperimentazione dall’anno scolastico 2024-2025 quando le iscrizioni scadono il 31 gennaio 2024: si pretendono dunque dalle famiglie e dagli alunni iscrizioni al buio e con scuole all’oscuro di tutto”, sottolineano i due dirigenti sindacali.
Per Ferrari e Fracassi: “La scuola non appartiene al Governo pro tempore, ma è patrimonio di tutto il Paese. Per questo crediamo che ci siano ancora i tempi per cercare una più ampia condivisione con il mondo della scuola su questo disegno di legge rinviando la sua attuazione e ritirandolo”.
“Occorre infatti un profondo ripensamento soprattutto sugli aspetti didattici e culturali che sono alla base della tenuta della nostra scuola e del nostro Paese, all’insegna della libertà di insegnamento, della collegialità, della condivisione delle scelte e della trasparenza”, concludono.