Prove Invalsi solo su un campione di scuole
Nella nuova Direttiva Ministeriale sull’attività dell’Istituto tanto continuismo e pochi reali cambiamenti.
Una
nuova Direttiva di indirizzo per l’attività dell’Invalsi
nell’anno scolastico 2006/2007 è stata emanata dal Ministro della Pubblica Istruzione nella giornata di venerdì 25 agosto.
Come
la FLC Cgil aveva evidenziato
, nuove e precise disposizioni erano necessarie per poter dare una risposta positiva al forte contenzioso nato nelle scuole e per mettere sane fondamenta al ripensamento e al rilancio di un indispensabile sistema di valutazione nazionale.
Aggiungiamo che proprio per questo un anno di tregua e di riflessione avrebbe fatto bene a tutti, perché la riflessione ed il confronto sono importanti e perché su un terreno così tanto devastato dalle rilevazioni Invalsi la discontinuità diventa una risorsa.
La nuova Direttiva integra e parzialmente modifica quella emanata a marzo dal precedente Ministro in tre punti:
1) la valutazione di sistema, alla fine dell’anno scolastico, dovrà rivolgere particolare attenzione agli aspetti che riguardano la spesa e l’utilizzo delle risorse umane, strutturali e finanziarie e a quelli che riguardano la regolarità dei percorsi e l’abbandono scolastico.
Si tratta di nuove sottolineature, mentre restano confermati gli indirizzi espressi dalla precedente Direttiva riguardo l’analisi della partecipazione delle scuole alle rilevazioni nazionali e internazionali e alle modifiche apportate al Pof in conseguenza degli esiti rilevati.
La sintassi del periodo non consente di capire se la valutazione di sistema dovrà continuare a controllare il tasso di applicazione da parte delle scuole della “riforma” voluta dal precedente governo (come esplicitamente affermato nella precedente Direttiva) oppure no (la parte finale del periodo resta sospesa).
A parte la sintassi, che pure è importante, a noi pare davvero inconcepibile questa incertezza nella Direttiva in esame mentre è evidente che, anche per chi ha scelto lo smontaggio come obiettivo (il nostro rimane quello della cancellazione) la Legge Moratti è su un binario morto e non può essere confermato in alcun modo la verifica del tasso di applicazione di una Legge che si afferma di voler cambiare e che le scuole hanno contrastato.
2) la valutazione degli apprendimenti degli alunni, all’inizio dell’anno scolastico, riguarderà un campione di scuole individuate con metodo statistico e la somministrazione delle prove sarà effettuata in un’unica data con l’assistenza di rilevatori esterni.
Interesserà le classi seconde e quarte della primaria, le seconde della secondaria di primo grado, le prime e le terze della secondaria di secondo grado.
Cambia dunque la classe di rilevazione nella secondaria di primo grado e soprattutto l’indagine diventa campionaria da censimentaria che era.
Questo è l’unico cambiamento significativo dell’intera Direttiva e, per altro, assume una metodologia da noi ampiamente sostenuta, sulla base di autorevoli pareri, fin dall’apparire delle prime prove Invalsi.
Un fatto importante ma francamente troppo poco rispetto ai contenuti del testo complessivo.
La sottolineatura della nuova Direttiva circa le “appropriate metodologie scientifiche di validazione e taratura degli item” che devono far da base alla somministrazione delle prove sembra raccogliere le numerose critiche al riguardo mosse alle prove utilizzate negli scorsi anni, ma i tempi di somministrazione fissati all’inizio dell’anno scolastico fanno sfumare la prospettiva di un’immediata rivisitazione dell’operazione Invalsi così come l’abbiamo conosciuta.
L’assistenza di rilevatori esterni nella fase della somministrazione, se da un lato rassicura sul versante dell’omogeneità delle procedure, su un altro può essere letta come una prova di sfiducia nei confronti dei docenti, in particolare se il coinvolgimento di questi ultimi non avviene sul piano della condivisione, della formazione e della partecipazione attiva al percorso.
Autonomia scolastica, valutazione di sistema, autovalutazione d’istituto rappresentano un nesso inscindibile per un sistema nazionale di istruzione, da recuperare positivamente dopo la pessima esperienza della valutazione Invalsi e che implica la necessità di far crescere una cultura della valutazione.
Pertanto, è un fatto positivo se attraverso il coinvolgimento, la formazione e la partecipazione attiva cresce una diffusa cultura della valutazione; diversamente le operazioni di rilevazione continueranno ad essere vissute come un fastidioso evento estraneo.
La lacuna più grave della Direttiva è infatti, a nostro parere, l’aver trascurato nel modo più assoluto il ruolo che le scuole devono/possono assumere in merito, anche nella considerazione che una crescita di competenze si riversa positivamente nella fase di valutazione interna.
La Direttiva precisa che gli esiti delle rilevazioni saranno messi a disposizione delle scuole con funzione di supporto ai loro specifici compiti di valutazione degli alunni.
Si forniscono con ciò alle scuole rassicurazioni circa lo scopo dell’operazione, ma sarà importante capire, proprio perché le scuole possano raffrontarsi sugli esiti forniti, se oltre al campione probabilistico sono previsti anche campioni mirati in grado di fornire elementi di conoscenza su particolari aree.
3) le prove per gli esami di stato. L’Invalsi dovrà “provvedere alla predisposizione e all’offerta di modelli di terza prova, prevista in sede di esami di stato per la scuola secondaria superiore per gli Istituti tecnici e professionali, dando particolare risalto alle tipologie di cui all’art. 1 comma 1 lettera f del decreto 20 novembre 2000, n. 429. ” e in tempi rapidi (entro quattro mesi) individuare “criteri e modalità di utilizzazione delle prove scritte degli esami di stato conclusivi della scuola del primo ciclo e della secondaria superiore, ai fini della valutazione dei livelli generali di apprendimento in uscita dai relativi percorsi scolastici”.
Tutto ciò non ha coerenza con il
Disegno di Legge sugli esami di stato
recentemente presentato dal nuovo Ministro.
Ripercorriamo brevemente i passaggi.
Il Decreto istitutivo dell’Invalsi ha affidato all’Istituto il compito di predisporre, per la scelta da parte del Ministro e sulla base degli obiettivi specifici di apprendimento, le prove per l’esame di stato a conclusione di ciascuno dei due cicli.
Nel DDL sugli esami di stato, approvato dal Consiglio dei Ministri appena il 4 agosto scorso, tale comma viene abrogato.
La Direttiva, invece, ripristina il ruolo dell’Invalsi e lo potenzia - anche oltre la formulazione generica della Legge 53/03 - per quanto riguarda la valutazione dei livelli generali di apprendimento al termine dei due cicli di istruzione.
Specifica che la predisposizione si riferisce alla terza prova, ma poi limita l’offerta ai soli istituti tecnici e professionali, discriminandoli, chissà perché, rispetto ai licei, che non sembrerebbero interessati dalla cosa.
Il tutto per la verità sembra frutto più di un refuso che di un’attenta analisi dei testi e dei compiti: non esiste, infatti, una lettera f), dell’art. 1, comma 1, del Decreto 429/00.
Esiste, invece, una lettera f) all’art. 2, comma 1, che riguarda proprio gli istituti tecnici e professionali ed in particolare la prova su progetti a carattere interdisciplinare, una cosa che non c’entra niente con la valutazione nazionale Invalsi e tanto meno con i suoi compiti, ma che anzi proprio per il suo carattere “progettuale” non può che essere di competenza dell’autonomia scolastica.
Ma si tratta forse degli effetti perversi che si hanno quando si interviene solo con l’ormai famoso cacciavite: non porta comunque a nulla svitare e riavvitare!
In conclusione il giudizio che esprimiamo è che la nuova Direttiva si colloca nel segno della continuità, con limitate aperture la più consistente delle quali è di tipo tecnico.
L’ambito di riferimento della Direttiva, come si può evincere dalle Premesse, è quello dell’attuale normativa, comprese le Indicazioni nazionali, nonostante la citazione delle scelte programmatiche del Ministro.
Anche per una nuova Amministrazione che fa dell’adelante con juicio di manzoniana memoria il suo motto, i passi dovrebbero essere ben più decisi e netti.
Roma, 28 agosto 2006