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Alicenonlosa-Intervista ad Albertina Soliani

Dobbiamo pensare in grande. Siamo già nel dopo Moratti, alla fine di una stagione disgraziata e fallimentare. Abrogheremo ciò che contrasta con il nostro programma

21/03/2006
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Per il bene della scuola: il programma dell’Unione
Alice approfondisce il tema della scuola con la senatrice Albertina Soliani: “Dobbiamo pensare in grande. Siamo già nel dopo Moratti, alla fine di una stagione disgraziata e fallimentare. Abrogheremo ciò che contrasta con il nostro programma”.

(alicenonlosa.it n.182 del 21/03/2006)

Domani, mercoledì 22 marzo, la campagna elettorale della Margherita di Parma fa tappa nel mondo della scuola.

L’incontro, che si svolgerà alle 17 all’Hotel Stendhal, è promosso dalla senatrice Albertina Soliani, candidata al Senato nella lista della Margherita dell’Emilia Romagna, protagonista nell’elaborazione del programma dell’Unione sull’Istruzione.

“Questo tema sarà uno dei cardini dell’azione di governo di Romano Prodi – ci dice Albertina Soliani, che fu sottosegretaria all’Istruzione durante il primo governo Prodi -. Dobbiamo pensare in grande l’Italia e la scuola. Nulla di meno. Siamo già nel dopo Moratti, alla fine di una stagione disgraziata e fallimentare. Cinque anni persi per la scuola italiana che esce stordita, ammaccata e sofferente. Il Programma dell’Unione indica chiaramente la direzione: ‘Con gli atti dei primi mesi di governo, in radicale discontinuità con gli indirizzi e le scelte del centrodestra, abrogheremo la legislazione vigente in contrasto con il nostro programma’.

E ripartiremo insieme per nuove mete, con una nuova strategia, con un nuovo spirito collettivo, sostenuti da risorse certe”.

Senatrice Soliani, qual è l’idea centrale del programma dell’Unione sulla scuola?

Si parte dall’idea che apprendere lungo tutto il corso della vita è un diritto inalienabile di ciascuno. Realizzare dunque una scuola inclusiva e di qualità significa costruire la più importante infrastruttura del Paese: altro che ponte sullo Stretto! La scuola è una garanzia per la democrazia: valorizzeremo il ruolo pubblico di tutto il sistema scolastico, formato dagli istituti statali e non statali paritari.

Andando sul concreto?

Ecco le concretizzazioni: potenziamento degli asili nido raddoppiandoli nei primi tre anni della legislatura, in linea con i parametri europei; generalizzazione della scuola dell’infanzia in tutte le aree del Paese e soprattutto al Sud; estensione degli istituti comprensivi (dalla scuola dell’infanzia alla scuola media, ora sono circa il 50 per cento), per accentuare i processi di continuità educativa; progetti di lotta alla dispersione scolastica e al lavoro minorile, fenomeni in crescita soprattutto nelle aree territoriali a rischio, con il coinvolgimento degli enti locali, delle associazioni, del volontariato; innalzamento dell’obbligo a 16 anni, perché non si interrompa il processo di apprendimento e si evitino scelte precoci; potenziamento dell’istruzione e della formazione professionale fino al diciottesimo anno d’età; diritto allo studio, soprattutto per le famiglie a basso reddito; interventi strutturali per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici; stabilizzazione dei docenti, senza la precarietà delle supplenze, degli incarichi ad ore, con l’avvio di un piano di assunzioni e di formazione professionale.

Rimaniamo sugli insegnanti: il programma sembra puntare molto sulla loro valorizzazione…

Vogliamo restituire loro quel ruolo centrale che meritano dopo cinque anni in cui non sono stati ascoltati né valorizzati dal governo di centrodestra. Vogliamo ridare agli insegnanti la dignità e le condizioni per poter svolgere con piacere la loro professione, per avere il gusto dell’innovazione, per essere riconosciuti dalla società. La Moratti ha fatto una riforma contro il loro volere e senza considerare quanto avevano finora costruito con ottimi risultati: basti pensare allo smantellamento dei moduli alle elementari. Come se non bastasse sono state tolte risorse alla scuola, mandando sostanzialmente ai dirigenti scolastici e agli insegnanti questo messaggio: arrangiatevi. Arrangiatevi di fronte alle nuove sfide della scuola come quella dell’integrazione degli studenti stranieri, davanti alla quale sono state tolte le ore di compresenza o i laboratori.

A proposito: come raccogliere questa sfida?

Attualmente sono circa 400.000 i minori stranieri che frequentano le scuole italiane ma la percentuale, che arriva a punte del 35-40 per cento, è destinata a salire. Si tratta di sostenere il sistema di istruzione con risorse e personale adeguati al compito, ma anche di favorire il dialogo interculturale e interreligioso sul terreno della laicità. L’apprendimento della lingua italiana da un lato e il consolidamento della conoscenza della lingua e della cultura di origine dall’altro costituiscono i punti fermi della proposta della scuola.

L’integrazione dei minori nella scuola di tutti facilita l’integrazione degli adulti e delle famiglie, per i quali si dovranno prevedere, in ogni caso, percorsi utili di istruzione. E’ indispensabile che il piano strategico di interventi venga attuato con il coinvolgimento degli Enti locali, delle associazioni degli immigrati, delle forze economiche e sociali interessate.

Prodi insiste spesso sul rilancio degli istituti tecnici, fondamentali per lo sviluppo delle imprese.

E’ proprio così. La riforma Moratti mette i tredicenni di fronte a un bivio che segnerà pesantemente la loro vita: da una parte i licei, dall’altra le scuole professionali considerate una scelta di serie b. Invece no, abbiamo bisogno di irrobustire la cultura scientifica nel sistema di istruzione e di dar vita in Italia ai percorsi dell’istruzione tecnica del XXI secolo. Ciò è particolarmente urgente oggi dopo l’allargamento dell’Europa che ha aperto il mercato e la società ai tecnici provenienti dai Paesi dell’Est.

Si tratta, in particolare, di estendere e potenziare l’area della formazione tecnica superiore post-secondaria e parallela all’Università dedicata alla formazione di tecnici qualificati in tutti gli ambiti dell’attività produttiva e professionale. Il piano di sviluppo, in corrispondenza con le grandi scelte per la crescita economica, dovrà riguardare i vari settori dell’industria, l’agricoltura, l’artigianato, il made in Italy, la valorizzazione dei beni culturali e del territorio, le infrastrutture e la tutela ambientale, la comunicazione e le professioni dello spettacolo (teatro, cinema, fiction, ecc.), tutte le professioni del welfare dall’area sanitaria a quella sociale. Vogliamo che l’Italia diventi leader dell’innovazione educativa a livello internazionale.

Andrea Fantuzzi