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Bologna: Il digiuno di protesta delle mamme "La scuola pubblica ha fame"

Una staffetta, sei ore senza cibo e acqua giorno e notte, che coinvolgerà a turno centinaia di genitori

20/05/2011
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la Repubblica

 

 ILARIA VENTURI


SOTTO la grande jinko biloba in via de´ Castagnoli hanno piantato la tenda. E appeso ai rami i tanti lavori dei bambini delle elementari: «quelli fatti nel tempo pieno, la scuola che ci hanno tagliato», precisano le mamme. Sono una ventina, con il cartello al collo, i genitori e gli insegnanti che hanno cominciato ieri lo sciopero della fame. Una staffetta, sei ore senza cibo e acqua giorno e notte, che coinvolgerà a turno centinaia di mamme e papà. Sotto il portico dell´ufficio scolastico hanno appeso gli striscioni: «La scuola pubblica ha fame, abbiamo fame di scuola»; «Abbiamo fame di tempo pieno, abbiamo bisogno di scuola pubblica».
Poi tre sdraie, dove siedono gli scioperanti. Centinaia i sostenitori che passano, sino a tarda sera, i bambini che corrono, il supplente che indossa la maglietta «Euristeo precario, sposerò la Carfagna». Marina d´Altri, mamma del movimento, indossa il cartello: «No alla dieta Gelmini». «Basteranno i nostri corpi a farci sentire?», insistono Giorgia, Ambrogio, Marina, Giovanni.
Chiedono che il governo torni indietro sui tagli. «Nemmeno gli ultimi duecento posti in più annunciati per l´Emilia Romagna erano veri, ma solo spostati da un organico a un altro, una beffa», denuncia Raffaella Morsia della Flc-Cgil regionale. «La trattativa politica sui posti in più è altra cosa ed è ancora aperta», fanno sapere da viale Aldo Moro. Intanto i genitori digiunano. Anche il filosofo Stefano Bonaga arriva e indossa il cartello dello sciopero della fame. Passa Maurizio Cevenini: «Alla vigilia del voto non sarei venuto per non strumentalizzare la protesta. Ora posso dire che Merola farà di tutto per difendere la scuola pubblica, dico grazie a questi genitori». L´attore Ivano Marescotti legge Calamandrei, Vivian Lamarque e la Costituzione.
Sua figlia gli ha disegnato il cartello: una forchetta e un cucchiaio, al centro la scritta «scuola pubblica». «Sono qui perché sono viva, perché voglio una scuola migliore», dice Ifigenia. Passa il direttore dell´ufficio scolastico provinciale Vincenzo Aiello, ma non saluta. Al banchetto c´è il librone dei ricordi, la gente passa e firma: «Solidarietà delle scuole di Crevalcore», «Forza ragazzi».