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Buste trasparenti, nomi in bella vista il Tar annulla il concorso per presidi in Lombardia

Più di cento ricorsi. A settembre rischiano di restare sguarnite 600 direzioni scolastiche in tutta la Lombardia

20/07/2012
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la Repubblica

TIZIANA DE GIORGIO


LA CARTA era troppo sottile e trasparente: attraverso le buste con i dati anagrafici dei candidati, in controluce, si poteva leggere con facilità il nome di chi aveva svolto la prova. Ottanta grammi al metro cubo di spessore ritenuti insufficienti, che rischiano far ripetere un concorso nel quale avevano sperato 5mila aspiranti presidi di tutta la Lombardia per 355 posti disponibili. Il Tar ha accolto il ricorso contro il ministero dell’Istruzione presentato da più di cento insegnanti che hanno partecipato alle prove e hanno poi chiesto l’annullamento degli
scritti: durante la correzione dei compiti quelle buste così sottili «non hanno garantito il principio dell’anonimato». La sentenza arriva a orali ormai conclusi, con relative graduatorie pronte a uscire nei prossimi giorni: il concorso era stato bandito a livello nazionale — 132mila gli iscritti in totale — con quiz di preselezione partiti in contemporanea in tutta Italia lo scorso settembre. In Lombardia, in 996 erano riusciti a essere ammessi agli
scritti, 550 quelli che sono arrivati agli orali. Ma fra le due prove, con la pubblicazione dei primi risultati e relativi bocciati, la pioggia di ricorsi riuniti in tredici documenti collettivi, tutti a denunciare quelle buste così inadatte per un esame.
Il tribunale amministrativo della Lombardia, che si è espresso con un’unica sentenza, parla chiaro: «Dall’esame svolto — scrivono i giudici — è emerso nitidamente che il contenuto del
cartoncino, contenente i dati anagrafici dei candidati, risulta agevolmente leggibile se posto in controluce». Questo avviene «a causa del color bianco, della consistenza molto modesta — ai limiti della trasparenza — dello spessore della carta utilizzata per realizzare la busta piccola» e per l’assenza di un ulteriore rivestimento di protezione per schermare la scritta con i nomi, «come solitamente dovrebbe avvenire per tutte le buste destinate
a essere utilizzate in sede concorsuale». Gli scritti dei ricorrenti, dunque, vengono annullati. Di conseguenza a dover ripetere l’esame sarebbero tutti e 996 i professori che hanno partecipato alle prove. «Non c’è stato certo del dolo da parte della direzione scolastica — spiega Domenico Barboni, uno degli avvocati che ha seguito il ricorso — emerge piuttosto una grande superficialità: un minimo di cura avrebbe evitato questo pasticcio
enorme. Stando alla fattura dell’acquisto delle buste che hanno presentato, credo abbiano comprato la carta meno costosa».
L’Ufficio scolastico regionale ha già presentato ricorso in Consiglio di Stato. «Quelle buste sono state in mano a quasi mille persone e nessuno ha detto nulla — commenta il direttore Giuseppe Colosio — solo quando si sono accorti di non essere passati hanno parlato di carta trasparente ». E mentre chi ha già sostenuto gli orali minaccia richieste di risarcimento danni, il tutto ricade a valanga sul prossimo anno scolastico: in attesa di un pronunciamento in secondo grado, le graduatorie sono state congelate
e le nomine dei presidi non arriveranno sicuramente prima di settembre. Rimane aperta, dunque, la voragine dei posti vacanti che la direzione scolastica sperava in parte di coprire con il concorso: se l’anno scorso a ritrovarsi senza un preside erano 400 scuole, ora si toccano i 600 istituti. Un altro anno all’insegna delle reggenze, insomma. Con i presidi a dover gestire un numero sempre più elevato di scuole.