Corriere: Precari in costume, protesta dei prof da Milano a Palermo
La Gelmini: è una situazione che non abbiamo creato noi ma le scelte scellerate di altri
MILANO — Da Milano a Catania, passando da Messina, Palermo, Benevento, Roma. Un sabato di protesta dei precari della scuola, contro il mancato rinnovo dei contratti deciso dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Decine di sit-in in tutta Italia, in quello che è stato definito il «No Gelmini day».
A Milano non sono mancati battibecchi tra i manifestanti e gli automobilisti intrappolati nel traffico. Mentre a Palermo, Catania e Messina ci sono stati momenti anche goliardici: in mutande e costumi da bagno hanno gridato la propria rabbia i palermitani, davanti l’ufficio scolastico provinciale, per alimentare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro situazione di insegnanti «rimasti in mutande». E a Messina, in quattrocento, hanno portato a spalla una bara con tanto di scritta: «La scuola è a lutto per la perdita dei suoi precari». Lo stesso a Catania: in oltre cinquecento con cassa da morto al seguito. «In strada — ha sottolineato Giovanni Nastasi, del coordinamento precari di Catania — ci sono un sacco di persone che l’anno scorso avevano un posto di lavoro, una cattedra. Oggi siamo tutti a spasso: 1.500 tagli nella sola provincia non sono numeri, ma persone che hanno una vita, una storia e sentimenti ».
La protesta più singolare spetta a Palermo, dove da dieci giorni è in atto un presidio permanente con cartelli e striscioni contro la riforma della pubblica istruzione che li ha praticamente tagliati fuori dalla possibilità di lavorare. E ieri si sono messi in costume per dimostrare che «non possono neanche andare al mare per una breve vacanza». A Benevento erano oltre un centinaio, comprese alcune docenti che stanno occupando da una settimana il terrazzo della sede dell’ufficio scolastico provinciale.
Nel capoluogo lombardo, diverse centinaia di precari hanno sfilato da piazza Missori a via Ripamonti, davanti alla sede del Provveditorato. Nessun momento di tensione, ma solo qualche acceso diverbio tra i dimostranti e gli automobilisti imbottigliati nel traffico. Soprattutto sulla circonvallazione praticamente bloccata. Quando il corteo è stato sciolto, i dimostranti si sono dati appuntamento a domani, sempre davanti al Provveditorato, quando verranno pubblicate le graduatorie del personale tecnico- amministrativo dalle quali, molto probabilmente, verranno lasciate fuori centinaia di persone. I manifestanti si sono mossi poco dopo le 15 dietro lo striscione «Da Milano a Palermo, assunzione per tutti», firmato dal coordinamento 3 ottobre. In fila anche esponenti politici locali (Emanuele Fiano del Pd e Antonello Patta del Prc) insieme con altri partiti della sinistra radicale.
E da Roma è arrivata la solidarietà del segretario del Prc, Paolo Ferrero: «Sempre al vostro fianco in tutte le forme di lotta che riterrete di mettere in campo». «Il ministro Gelmini — ha aggiunto Ferrero — ha dato il via libera al più grande licenziamento di massa della storia d’Italia, che comporterà l’espulsione di quasi 150 mila insegnanti precari». Immediata la replica del ministro: «La situazione del precariato, a cui il Ministero con le regioni sta cercando di dare una risposta, è il risultato di trent’anni di scelte scellerate con cui si è fatto credere a tutti di avere un posto garantito indipendentemente dai conti dello Stato e dal fabbisogno della scuola. Il precariato non lo ha certo creato questo Governo ma precedenti scelte irresponsabili. Si sono fatte salire su un ascensore che ne conteneva cinque, nove persone. Lavoro perché i quindicenni di oggi non diventino precari tra dieci anni».
Michele Focarete