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GdM-Bari-L'operatore finisce il turno e nessuno può assistere il mio bambino autistico

Succede alla scuola "Collodi" "L'operatore finisce il turno e nessuno può assistere il mio bambino autistico" Qui di seguito la lettera che il padre di un bimbo autistico ha inviato al sindaco...

30/11/2002
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La Gazzetta del Mezzogiorno

Succede alla scuola "Collodi"
"L'operatore finisce il turno e nessuno può assistere il mio bambino autistico"

Qui di seguito la lettera che il padre di un bimbo autistico ha inviato al sindaco, agli assessori alla Solidarietà Sociale e alle Politiche Giovanili, ai capigruppo consiliari e al dirigente scolastico regionale. Un episodio che suggerisce amarezza e fa riflettere sull'assistenza pubblica riservata ai soggetti deboli.

Sono il padre di Giovanni, a cui è stata diagnosticata la sindrome autistica, che frequenta la IV A nella scuola elementare "Collodi", in via Brigata Regina. Una premessa: mia moglie è stata ricoverata dal 18 novembre fino al 26 nel reparto di Nefrologia del Policlinico per esami urgenti. Del ricovero aveva informato la dirigenza della scuola, cui aveva lasciato un recapito telefonico per eventuali comunicazioni. Da premettere anche che presso la scuola era custodita una borsa con indumenti e quanto serviva per eventuali necessità corporee di mio figlio. Giovanni, ogni martedì, usufruisce dell'uso della mensa scolastica dalle 13,30 alle ore 14,30 e prosegue con le lezioni sino alle 17,30, con la presenza durante l'uso della mensa dell'operatore di base.
Il 26 novembre, verso le 14,15, la direttrice della scuola comunica al telefono a mia moglie che era necessaria urgentemente la sua presenza per accudire ai bisogni fisiologici del bambino poiché l'operatore di base aveva terminato le sue ore di lavoro. Mia moglie, la cui uscita dall'ospedale era prevista per il giorno dopo, spaventata da tale richiesta, ha chiesto ai medici di anticipare le dimissioni, sotto la propria responsabilità, nonostante fosse ancora sotto l'effetto del cortisone.
Così è andata a scuola, ha preso Giovanni e lo ha portato a casa. In questi giorni, tra l'altro, il bambino segue una terapia presso l'ex Cpr dalle 15,45. Anche quel giorno era prevista tale terapia, ma non fu possibile per lo stato di disagio di Giovanni.
Il sottoscritto si chiede se la dirigenza della scuola è responsabile nei confronti delle esigenze del bambino per tutto il periodo in cui egli è sotto la sua custodia o se tale responsabilità è limitata alle ore di lavoro di un singolo operatore (erano presenti altri bidelli che non è stato ritenuto di far intervenire) e si chiede cosa succede quando lo stesso operatore per vari motivi è assente e non è possibile sostituirlo con un pari qualifica. La cosa ci ha amareggiato moltissimo poiché si pensava che le istituzioni dovessero avere verso questi bambini e le loro famiglie che combattono ogni giorno contro l'handicap altri atteggiamenti, di collaborazione, di grande sensibilità, invece constatiamo che c'è grande indifferenza. Ci si attiene agli atti dovuti, alle regole, spesso inquinate da personali interpretazioni.
Confesso che spinto dalla rabbia e dall'amarezza, la prima cosa che istintivamente volevo fare è una denuncia ai carabinieri, ma poi ho ritenuto che dovevo prima informare le istituzioni perché voglio continuare a sperare che tali atteggiamenti siano isolati. Spero che mio figlio possa continuare a frequentare la scuola in una atmosfera più serena tale che quegli obiettivi di inserimento sociale che ci siamo preposti con tutti gli operatori possano essere conseguiti.

Lettera firmata