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Il Giornale di Vicenza: Ecco il tazebao anti-Moratti

Lungo 40 metri, lo hanno preparato novanta insegnanti

21/04/2006
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Il Giornale di Vicenza

Striscione all’istituto Montagna per protestare contro i guasti della riforma che penalizza le scuole statali
di Anna Madron

È lungo quaranta metri e alto uno e mezzo lo striscione record che novanta insegnanti dell'istituto Montagna, oltre a quindici amministrativi, hanno prima pazientemente confezionato, poi agganciato a fatica, date le dimensioni, alla recinzione esterna della scuola. Motivo? Dare un segnale forte, e soprattutto visibile, del malcontento e della preoccupazione dei docenti di fronte alla riforma Moratti, ritenuta penalizzante nei confronti della scuola.
In particolare a pagare sarebbero gli indirizzi professionali che così «vanno a finire nel cestino», osserva Angelo Azzalini, docente del Montagna, promotore insieme ai colleghi di questa iniziativa “extra size” che intende richiamare l'attenzione sulle conseguenze della “53”. Legge controversa che non ha tenuto conto, ricordano i prof, dei pareri e dei suggerimenti di chi in cattedra ci sale ogni mattina.
Non tutti gli insegnanti, sulle prime, erano concordi a protestare in modo così vistoso, esponendo uno striscione per il quale è stato impiegato uno scampolo gigante: quaranta metri di tela bianca sulla quale le bombolette spray hanno ribadito “No alla riforma Moratti, sì all'istruzione professionale pubblica”. Uno slogan semplice che punta il dito contro una legge «che divide la società, creando scuole di serie A e B». Considerazioni di natura etica e morale più che politica, fatte proprie da questo gruppo di intraprendenti della scuola, stanchi di subire e desiderosi di farsi sentire.
A dire il vero la loro voce si era alzata già lo scorso anno quando il collegio docenti del Montagna aveva votato un documento, condiviso anche dal consiglio d'istituto, dal comitato genitori e dagli studenti, in cui si denunciavano i talloni d'Achille della riforma. «Lettere analoghe sono state inviate al ministro e alla stampa da altri istituti della città, della provincia e da tutta Italia - aggiunge Donatella Cavion, insegnante dell'Ipss Montagna - nonostante ciò non sono stati ascoltati né i genitori, né gli studenti, né gli insegnanti e non si è ritenuto di fare un solo passo indietro, rivedendo l'impostazione fortemente sbagliata della legge».
«Morale, ora stanno per partire sperimentazioni della riforma nelle superiori senza che vi siano però precise garanzie nei confronti degli alunni e delle loro famiglie rispetto agli sbocchi professionali e alla validità degli stessi titoli di studio». Questo denunciano i «lavoratori del Montagna», così si firmano prof e personale Ata in un altro documento sottoscritto giusto ieri, 20 aprile, in concomitanza con l'esposizione di questo striscione da Guinness con il quale si invoca «un sistema di istruzione professionale di Stato di qualità, che sappia coniugare l'elevamento del livello culturale dei nostri giovani con la vocazione professionale».
«Riteniamo che l'istruzione professionale debba rimanere una scuola di Stato, a garanzia di pari dignità con il sistema dei licei - recita il testo - inoltre il percorso di studio non può essere ridotto dagli attuali cinque anni a tre anni più uno, per garantire l'acquisizione di tutte le conoscenze, competenze ed abilità richieste in una società sempre più complessa. Il titolo di studio finale che viene rilasciato deve permettere, come nell'attuale sistema, non solo l'ingresso nel mondo del lavoro, ma anche l'accesso ai corsi universitari e infine l'orario settimanale di 34 ore va salvaguardato».
La speranza, insomma, è che la riforma non parta mai.