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Immigrazione: Firenze, chiusura della campagna nazionale contro il razzismo “Stesso Sangue Stessi Diritti”

Epifani "Non si può ragionare in termini di noi, gli italiani e loro, gli immigrati"

22/03/2009
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“Mr Mandela ci ha insegnato che il colore della pelle non può dividere gli uomini e che nessun uomo può essere schiavo di un altro uomo”: sono iniziati con queste parole di Massimo Gramigni, presidente del Nelson Mandela Forum, i lavori della manifestazione pubblica che a Firenze stamattina ha chiuso la campagna nazionale della CGIL contro il razzismo “stesso sangue stessi diritti”. Sono poi proseguiti con un lungo applauso di solidarietà alla comunità di Don Santoro e all' ARCI fatti oggetto ieri di intimidazione da parte di gruppi di chiara matrice fascista e nazista.

Nel suo intervento il presidente della Giunta Regionale, Claudio Martini ha evidenziato l'impegno della comunità toscana, associazioni cittadini, istituzioni nella lotta ad ogni discriminazione di tipo razziale e non solo. Il presidente toscano ha ricordato come il Meeting di san Rossore dello scorso anno sia stato dedicato al tema delle discriminazioni e che da quell'appuntamento è nato un primo manifesto antirazzista, promulgato da quello stesso palazzo dove, nel 1938, il re promulgò le leggi razziali del fascismo, “abbiamo così inteso in un qualche modo voluto bonificare quel luogo”.

E' stata poi la volta di Sandro Mencucci Amministratore Delegato della ACF Fioretina presente a tutti i lavori della mattinata: “Siamo felici”, ha detto tra l'altro Mencucci, “che la città di Firenze e il Nelson Mandela Forum ospitino un incontro del genere proprio in un momento in cui anche nel mondo del calcio è importante dare segnali chiari”. “Il razzismo” ha aggiunto “avvelena lo sport, è un male che, come società, vogliamo allontanare con forza. Per questo l'importante partita in casa con il Siena ci è sembrata l'occasione migliore per dare al messaggio 'No al razzismo' tutta l'eco che il calcio può offrire”.

Toccanti le testimonianze degli immigrati, arrivate dopo la relazione della segretaria Toscana con delega all'immigrazione Franca Cecchini. Molti i presenti in sala provenienti da tutta la regione. Per tutti hanno parlato una lavoratrice tessile di origine marocchina, un senegalese precario di Pisa e un lavoratore edile di origine Brasiliana.

Le conclusioni sono state del segretario nazionale Guglielmo Epifani che ha ricordato le molte iniziative della CGIL lungo il percorso della Campagna. Ha ricordato il grande successo della ormai lontana manifestazione di Milano, della più recente a Gioia Tauro e di quella, recentissima, di Napoli, 150.000 con Libera per la legalità e i diritti.

“Il rischio che corriamo, in questo momento di crisi”, ha detto, tra l'altro, Epifani nelle sue conclusioni, “è che si scinda il nesso fra il principio di giustizia e l'utilità, quel nesso che ci ha salvaguardato da pulsioni razziste che pure c'erano negli anni scorsi nei confronti dell'immigrazione. Non si può ragionare in termini di noi, gli italiani e loro, gli immigrati. Dalla crisi si può uscire in modi diversi. Da quella del 29 il mondo uscì con il nazionalismo autoritario, non è certo un caso che tre anni dopo il '29 Hitler prese il potere in Germania, le conseguenze furono drammatiche, la guerra mondiale, la shoa, milioni e milioni di morti. Questa preoccupazione e la convinzione che la nostra battaglia in difesa dei diritti si possa vincere, anzi la certezza che alla fine vincerà, guida la nostra azione, in difesa dei precari, delle donne, e dei migranti”

E' stato il segretario della CGIL Toscana Alessio Gramolati ha chiudere la manifestazione annunciando che all'uscita tutti i presenti avrebbero ricevuto due regali: la Costituzione Italiana, fonte dei doveri e dei diritti della nostra comunità che tutti comprende, tradotta in diverse lingue, e un pacco di pasta per ricordarci che anche noi siamo stati immigrati, 'mangia maccheroni'. Quel pacco di pasta in più aveva un altro significato, fortemente simbolico; era, infatti, frutto del lavoro dei giovani che con Libera coltivano le terre confiscate alla mafia, c'era un gusto in più, quello della vitamina L, della legalità.