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La Sicilia-Quale futuro per l'Istruzione?

Quale futuro per l'Istruzione? Quale futuro per l'Istruzione? E' un dato ufficiale del Miur: a fronte di 107 mila contratti di supplenza, stipulati nell'anno scolastico 2004/05, quest'anno sono ...

30/08/2005
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La Sicilia

Quale futuro per l'Istruzione?

Quale futuro per l'Istruzione?
E' un dato ufficiale del Miur: a fronte di 107 mila contratti di supplenza, stipulati nell'anno scolastico 2004/05, quest'anno sono stati immessi in ruolo solo 35 mila docenti. Se poi si tiene conto dei pensionamenti (16 mila) si capisce che le supplenze conferite quest'anno sono quasi uguali a quelle dell'anno scorso. C'è quindi un'onda anomala di precariato che non si riesce a smaltire e che rende la volontà di lasciare migliaia di persone in bilico tra l'essere e il non essere: l'essere sereni e il dannarsi. I docenti di ruolo hanno subito negli ultimi anni una contrazione pari quasi al 10%, i supplenti sono aumentati di oltre il 13%, a dimostrazione che l'intendimento è proprio quello di tagliare posti in modo, si dice, che il rapporto alunno/insegnate si adegui agli standard europei, dimenticando che da noi le discipline studiate sono di più. Da qui la riduzione di insegnamenti nella legge 53/03 di riforma della scuola, ma anche la percezione che essa sia stata una occasione perduta per l'attuale maggioranza che, anche al suo interno, subisce i dardi di una critica forte. Come è avvenuto al meeting di Cl: "Stanno preparando una scuola che è forse peggiore di quella che lasciamo", è stato detto durante il dibattito sulla scuola, rincarato dall'accusa della mancata attuazione della parità fra pubblico e privato. Una delle leggi più importanti di questa legislatura rischia dunque di trasformarsi in una sorta di bombarda che potrebbe rimettere in discussione alleanze e proposte, ma potrebbe pure consentire l'apertura di quel dibattito culturale che finora colpevolmente è mancato perché si è preferito rattoppare. Qualcuno infatti avrebbe dovuto spiegare perché il decreto sulla secondaria di secondo grado abbia subito ben 15 modifiche, quale futuro avranno gli istituti comprensivi, nati su un altro progetto di riforma, il senso più intimo della devolution sull'istruzione, la evidente disparità fra licei e professionali. Sono questi strani balzi di coerenza di gestione politica che offendono l'utenza e gli operatori che non trovano più punti di appiglio e di certezza. Incoerenze che anche nel centrosinistra bivaccano se qualcuno non si sbriga a dare risposte, come quella formulata sia dai vari movimenti, sia da parlamentari e da alcuni partiti, relativamente alla abrogazione o alla modifica della legge Moratti. In un caso o nell'altro i candidati al governo del Paese devono essere chiari. Non solo, dovrebbero pure dire al più presto: quale riforma alternativa propongono, se vogliono abrogare; e dove modificare, se intendono modificare.
PASQUALE ALMIRANTE
p.almirante@alice.it