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La Stampa: I sindacati della scuola danno il via a un’«azione d’urto» in soccorso della scuola piemontese

I temi al centro dell’attenzione sono riassunti nel Manifesto per la difesa della scuola pubblica

04/04/2006
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La Stampa

Maria Teresa Martinengo
I sindacati della scuola danno il via a un’«azione d’urto» in soccorso della scuola piemontese. I temi al centro dell’attenzione sono riassunti nel «Manifesto per la difesa della scuola pubblica, della sua qualità e dell’inclusione sociale» presentato ieri mattina agli assessori all’Istruzione di Provincia e Regione, Umberto D’Ottavio e Gianna Pentenero, e al presidente dell’Anci Piemonte, Amalia Neirotti. Tutti hanno condiviso i temi proposti e si sono impegnati a richiedere l’adesione formale delle rispettive Giunte e dell’Ufficio di Presidenza dell’Anci.
«L’iniziativa parte dalla valutazione negativa - spiegano i segretari regionali di Flc-Cgil, Alberto Artioli, Cisl Scuola, Enzo Pappalettera, e Uil Scuola, Diego Meli - dei tagli ai fondi destinati alle scuole per il funzionamento e per le attività didattiche, della dotazione assolutamente insufficiente di organico per il personale docente». A questo proposito, il conto fatto dai sindacati è che mancheranno in organico di fatto circa 1500 cattedre, che verrebbero coperte in estate da supplenti. Altri punti valutati negativamente: «La minaccia di assegnazione al Piemonte di una quota di organico Ata inadeguata a garantire i servizi scolastici, la confusione che regna nelle istituzioni scolastiche a causa delle disposizioni contraddittorie e sbagliate che vengono emanate dal Miur, il crescente livello di precarizzazione del personale». Ancora: «Cgil, Cisl e Uil hanno avviato su questi temi una vertenza nei confronti del Miur e stanno sviluppando una campagna di informazione rivolta ai lavoratori della scuola e alla cittadinanza». Enzo Pappalettera, Cisl, spiega che «a livello regionale mancano 51 posti per soddisfare le richieste legittime delle elementari, per consentire cioè alle scuole di funzionare alle stesse condizioni di oggi, con il mantenimento dello stesso tempo scuola». Nella scuola dell’infanzia, per eliminare le liste d’attesa là dove ci sono locali pronti, servirebbero altri 38 posti. Ma il vero punto dolente, aspettando di verificare le condizioni reali della media (le procedure di conteggio in questo caso si concluderanno a fine mese), per i sindacati è la scuola superiore. «Ci sono cinquemila alunni in più su scala regionale e risorse insufficienti. Tanto che ci è stato proposto di formare classi di 31-32 allievi: noi abbiamo rifiutato. A questo punto, per far funzionare tutte le classi servono 15.099 posti, mentre la dotazione ministeriale è di 14.176. Così non entrano in organico di diritto le cattedre costituite da spezzoni su più di un istituto. Al momento attuale queste cattedre non saranno coperte da nessun titolare, non entreranno nel numero delle immissioni in ruolo. Saranno assegnate a supplenti e quindi salterà la continuità didattica. La scuola del Piemonte sarà così sempre più precaria».
«Abbiamo condiviso il quadro preoccupato presentato dai sindacati», dice Gianna Pentenero, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione. «La carenza di cattedre di fronte al numero di allievi è un elemento di forte preoccupazione. Così come lo è la riduzione nel numero degli insegnanti d’appoggio». L’assessore Pentenero aggiunge: «Il nuovo governo dovrà risolvere la questione delle competenze e delle risorse da trasferire alla Regione in relazione alla modifica del titolo V della Costituzione. Oggi la situazione è disastrosa, il rapporto Miur-Regione è tutto da chiarire. Anche noi avremmo competenza sugli organici».
Per l’assessore D’Ottavio «è difficile non condividere le preoccupazioni dei sindacati. Il rischio che vedo in questo momento - siccome i problemi sono tanti - è di non riuscire a far comprendere l’importanza di un vero investimento sulla scuola. A Torino, poi, è impossibile pensare che possa bastare il livello di investimento attuale. C’è un aumento complessivo di studenti, c’è richiesta di formazione degli adulti... La mobilitazione va proseguita, comunque vadano le elezioni».