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Manifesto: Formazione fantasma Cisl d'Abruzzo sotto accusa

Lo Ial - ente di formazione professionale - scopre di avere un «buco» di 12 milioni di euro sugli obiettivi dei fondi regionali ed europei

27/05/2007
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il manifesto

Serena Giannico

Pescara Conti in rosso allo Ial (Istituto addestramento lavoratori) di Abruzzo e Molise. L'ente di formazione della Cisl ha accumulato un debito di oltre 12 milioni di euro. Un «buco» emerso per caso e ritenuto insanabile, tant'è che a livello nazionale è stata deliberata la messa in liquidazione della struttura che opera nelle due regioni. «All'improvviso - dicono all'interno della Cisl - il sindacato ha compreso di avere in seno una grana. Ma com'è potuto accadere? E le istituzioni, e gli organi preposti al controllo?». Il sindacato ha scoperto che i bilanci dell'attività degli ultimi cinque-sei anni, che apparentemente risultavano in pareggio, in realtà contengono un pasticcio. E forse anche uno scandalo. Si è reso conto che i numeri dei consuntivi - che sembravano cristallini - sarebbero stati... ritoccati. Un pastrocchio di cifre, forse maneggiate e rimescolate.
Solo qualche mese fa ci si è accorti che qualcosa non andava. E' stato chiamato un commissario, giunto di corsa dalle Marche, per rifare i calcoli e che, dopo un primo riscontro, ha confermato che le casse dello Ial - che in questa parte d'Italia opera nelle sedi di L'Aquila, Chieti-Pescara, Teramo e in provincia di Campobasso - sono un colabrodo.
Lo Ial Cisl si occupa di formazione «professionale, culturale e sociale». «In linea con i propri fini statutari, progetta e coordina percorsi integrati di orientamento e di assistenza all'inserimento lavorativo/creazione d'impresa, finalizzati tra l'altro a favorire l'accesso al mondo del lavoro dei giovani e delle categorie svantaggiate e a consentire l'adeguamento e lo sviluppo delle competenze». Svolge «studio, ricerca, sperimentazione e informazione in materia economica e sociale e sull'organizzazione del lavoro». Da nord a sud dello Stivale opera con agenzie coordinate e con 180 sedi. «In Abruzzo e Molise - spiega un insegnante - collabora con qualificati partner, pubblici e privati. Accreditato presso la Regione Abruzzo e il ministero del lavoro, realizza, in regime di convenzione e con cospicue sovvenzioni, interventi promossi dal Fondo sociale europeo». Introita perciò fior di quattrini, mossi in ambito comunitario. Attraverso la Regione Abruzzo - che avrebbe dovuto effettuare accurate verifiche, ma che evidentemente non si è preoccupata di come venissero utilizzati i soldi - ha avuto, nel periodo «sotto accusa», circa 35 milioni di euro. Un fiume di denaro pubblico. «Ci chiediamo - mormorano all'interno dell'ente - come esso sia stato gestito e come si sia giunti al tracollo».
Un grosso passivo. «Impossibile da ripianare», è stato sentenziato. E che si traduce anche in debiti: debiti con l'Inps, per circa 4 milioni di euro, per contributi non versati; sostanziosi debiti con il fisco, per tasse non pagate; «scoperti» con gli istituti di credito e con i fornitori. E centinaia di corsisti, per lo più senza lavoro, sparsi qua e là, che non sono stati retribuiti. In alcuni casi sono passati anni e nessuno si è preoccupato di loro. «Ho frequentato - racconta Giuseppe Munafò, di Vasto (Chieti) - un corso per disoccupati, "sponsorizzato" dalla Regione, su microricettività e nuova imprenditorialità per turismi alternativi emergenti. Per ciascun partecipante - eravamo in 15 - era prevista un indennità di 1.300-1.400 euro. Complessivamente una piccola somma, ma importante per quanti non hanno entrate. Dopo aver atteso invano i rimborsi, insieme ad altri malcapitati, ho deciso di protestare. Abbiamo iniziato a sollecitare lo Ial che, trincerandosi dietro varie motivazioni, ha rinviato a lungo il saldo. Cercare di contattare lo Ial è arduo. Si rischia di passare intere giornate al telefono, ascoltando, un quarto d'ora per ogni chiamata, una voce registrata che prega di rimanere in linea. Quindi ci siamo rivolti alla Regione, dove ci hanno assicurato che quei fondi erano stati già erogati, ma che non sapevano com'erano stati spesi. E' stato un martirio».
Il crack rischia di fare decine di disoccupati. I docenti dello Ial, infatti, in questa situazione, potrebbero essere licenziati. «Siamo preoccupati - dichiarano - e non accetteremo di essere presi in giro». Si sono già riuniti in assemblea e hanno proclamato lo stato di agitazione. Mentre già si invoca l'intervento della magistratura.