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Mattino di Padova: «Tagli schizofrenici, università in trincea»

«Disposti a razionalizzare le spese e a farci valutare la produttività, ma questa stangata ci soffoca. Niente sconti nemmeno a Prodi»

11/11/2006
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Il Mattino di Padova

di Paolo Vigato
Rivolta dei rettori, Milanesi in prima fila «Pronti a dimetterci, come con Tremonti»

PADOVA. Il Bo in prima fila nella rivolta dei rettori contro i tagli previsti dalla legge Finanziaria. «Siamo sull’orlo del baratro, gli atenei rischiano la paralisi» ha denunciato giovedì, nella «giornata dell’università italiana» promossa dalla Conferenza dei rettori, Guido Trombetti presidente della Crui, raccogliendo la solidarietà del ministro Mussi. «Non ci sono soldi per la gestione quotidiana e in queste condizioni non si tratta più di stringere la cinghia, perché il pericolo è di soffocamento». Un grido di dolore rivolto in particolare contro il decreto taglia-spese dei ministri Bersani e Visco, che impone alle università, già sottofinanziate, di «restituire» allo Stato i soldi dei risparmi.
Vincenzo Milanesi, alla guida del sesto ateneo italiano per dimensioni (circa 63 mila studenti iscritti, 2.200 docenti e altrettanti dipendenti tecnici e amministrativi, un bilancio annuo di quasi 600 milioni di euro), è tra i «capi» della rivolta dei rettori. «Se gli emendamenti ora in discussione alla Camera non porteranno buone notizie con una radicale inversione di rotta rispetto all’attuale stesura», annuncia il Magnifico patavino, «noi rettori siamo pronti a prendere iniziative di protesta anche clamorose. Compresa eventualmente la decisione di dimetterci in massa, come facemmo qualche anno fa sotto il governo Berlusconi, contro i tagli del ministro Tremonti. Assumeremo comunque un pronunciamento “bipartisan”, di par condicio: così non si dirà più che le università italiane sono governate dai “comunisti”. E’ una manovra finanziaria, questa del governo Prodi per quanto riguarda l’università e la ricerca, davvero schizofrenica, che contraddice gli impegni a rilanciare lo sviluppo presi in campagna elettorale. E che va contro gli inviti a investire nella formazione per stare al passo con l’Europa e la sfida della globalizzazione, espressi da autorità del massimo livello come il presidente Giorgio Napolitano e, giovedì stesso, dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Questa Finanziaria e il decreto taglia-spese contraddicono pure il Dpef di luglio, il quale affermava esplicitamente che senza investimento in formazione superiore del capitale umano e senza ricerca & innovazione non ci sarà sviluppo. Una schizofrenia che non possiamo accettare dal governo».
«Attenzione», sottolinea Milanesi, «noi stiamo tutt’altro che dicendo che non siamo disponibili a razionalizzare le spese, a risparmiare ove possibile» (la tabella che pubblichiamo qui sopra sintetizza, per l’ultimo anno di esercizio contabilizzato dal Bo, le riduzioni dei consumi nelle spese per acquisti di beni e servizi). «Io ho detto che siamo pronti ad andarcene in giro con le pezze al sedere sui pantaloni, senza vergognarcene, pur di salvaguardare le missioni-base del fare università che sono costituite dalla didattica e dalla ricerca (rispetto a quest’ultima possiamo vantarci di essere finora riusciti, a prezzo di grandi sacrifici, ad aumentare i nostri stanziamenti anziché diminuirli). Così pure l’Ateneo è prontissimo a fare “giudicare” produttivamente la propria qualità, attraverso l’Agenzia per la valutazione delle università annunciata dal ministro Mussi. Ma se il dietrofront, rispetto alle promesse, ora imposto dai tagli della Finanziaria e del decreto taglia-spese sarà confermato, noi diciamo chiaro e tondo che non siamo in grado di far fronte ai nostri doveri verso i giovani e le loro famiglie. Se non aumentando consistentemente le tasse, cosa che vogliamo evitare».
«Per l’università di Padova», rileva Milanesi, «già si prospettava una diminuzione dell’1,5% del Fondo di finanziamento ordinario da parte dello Stato, con una riduzione di circa 4 milioni di euro su 276 milioni. E il decreto taglia-spese imporrebbe una contrazione delle spese per il funzionamento del 20% nel triennio 2007-9, pari a un importo complessivo di circa 7 milioni di euro. Non siamo in grado di farvi fronte, e poi sarebbe particolarmente iniquo per un ateneo come il nostro sempre virtuoso e con bilanci realmente a posto».