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Mess.Veneto e altri: La scuola malata

Gli ultimi scandali di Ferdinando Camon

18/11/2006
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MessaggeroVeneto

«Era meglio se facevo l’idraulico», diceva uno dei ricercatori che ieri sfilavano per Roma. Sì, era meglio cinquant’anni fa, e vent’anni fa, e oggi. La condizione dell’insegnante e del docente non è mai cambiata e non accenna a cambiare. In questa Finanziaria non c’è alcuna solida promessa. La sfilata di ieri per le vie di Roma partiva dalla Bocca della verità, per indicare che chi si candida a governare promette cambiamenti che poi non mantiene: la leggenda vuole che se qualcuno non dice la verità e mette la mano in quella bocca, la bocca gliela mangia.Se così fosse, i primi ministri italiani, dal dopoguerra a oggi, dovrebbero essere tutti monchi. In questo momento abbiamo un governo di sinistra. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, era alla sfilata e giustificava la sua presenza così: «Non è facile per me essere qui, ma è giusto per il futuro del paese». Non per una categoria di lavoratori, ma per l’interesse generale del paese. L’avanzamento della ricerca è la premessa per l’avanzamento del paese. La competizione fra paese e paese, prima di avvenire sul piano della produzione, dell’occupazione e dell’esportazione, avviene sul piano dell’invenzione e dell’innovazione. Chi governa imposta la distribuzione delle spese col criterio che vanno tutte compresse. Chi lavora nel campo dell’insegnamento (dalle medie all’università) è sentito come un costo, da ridurre e tagliare. Lo stipendio dell’insegnante è sempre stato livellato sugli altri statali, sui vigili, sui dipendenti comunali e provinciali. Lo stipendio del docente è stato collocato molto al di sotto dei magistrati. Il docente pieno è l’ordinario. L’associato subisce una decurtazione economica, il ricercatore altra decurtazione e l’instabilità. È la morte della meritocrazia, della selezione dei talenti, del buon uso dei cervelli. I casi di fuga dei cervelli, di scienziati italiani che realizzano le loro invenzioni e scoperte non in Italia ma nel mondo, sono una prova sia della genialità italiana sia del disprezzo italiano per la genialità. In basso, gli scandali di questi giorni nella scuola media superiore (ragazzo down umiliato dai compagni) e inferiore (professoressa che gioca a far sesso con studenti di 13-14 anni) sono la spia che non c’è selezione nel personale quando lo si immette, non c’è controllo quando lo si mantiene. A Padova c’è stato il caso di una professoressa contestata dagli studenti perché non saprebbe insegnare: lei entrava in classe e gli studenti uscivano. Le soluzioni erano due: o gli studenti venivano puniti o l’insegnante veniva allontanata. Hanno attuato la seconda: via l’insegnante. Ma allora sono gli studenti a valutare e sostituire gli insegnanti? Lo Stato è cieco? Proprio così: lo Stato è cieco. La turpe scena del ragazzo con handicap umiliato è stata scoperta perché gli autori l’hanno messa in Internet. Le classi sono dominate da due tipi di studenti: i migliori e i peggiori. Questi sono i peggiori. Non contenti del trionfo a scuola, volevano il trionfo nel mondo, nel web. Nella scena del portatore di handicap maltrattato il personaggio più significativo è proprio quest’ultimo, il ragazzo handicappato: non ha detto niente a casa perché si vergognava; pensava che il mondo va così, a lui tocca subire. Se questo è il messaggio della scuola, è meglio chiuderla.Nella scena della professoressa che addestrava i marmocchi di 14 anni al sesso, spogliandosi e spogliandoli, la spiegazione sta in una frase di lei: «Non sono nata per fare l’insegnante, faccio questo mestiere perché non ne trovo un altro». Se la frase è vera, insegnanti come questa non vanno usati neanche come bidelli, perché i bidelli hanno dignità, utilità, meriti. Lo Stato è cieco. La scuola è malata e lo Stato non se n’accorge. È questo il problema