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Mess.Veneto-Istituti tecnici, futuro a rischio

Istituti tecnici, futuro a rischio Raccolta di firme nelle 15 scuole messe in crisi dalla riforma ...

21/11/2003
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MessaggeroVeneto

Istituti tecnici, futuro a rischio
Raccolta di firme nelle 15 scuole messe in crisi dalla riforma


"Sos" dalle scuole superiori tecnico-professionali: il futuro è frazionato in due con la scissione degli indirizzi di studio. La riforma dei cicli, allo start dal settembre 2005, vale un'ipoteca pesante sui corsi perchè all'Iti "Kennedy" di Pordenone ci saranno due "padroni", come negli Ipsia e Itc della provincia. La gestione dell'indirizzo liceale tecnologico allo Stato (e mantiene lo status quo per gli organici docenti e Ata), alla Regione Friuli Venezia Giulia quella del settore professionale (un transito all'ente locale di cattedre e servizi amministrativo-tecnico-ausiliari è nell'aria).
Frantumazione al quadrato, perché si aggiunge alla "devolution" e il sistema scolastico nazionale potrebbe evolvere in 20 micro-sistemi territoriali. Che non piacciono al sindacato Cgil scuola, pronto alla petizione per bloccare la spaccatura di una decina di scuole superiori del Pordenonese. Uniti alla sorte del "Kennedy" sono l'Ipsia "Zanussi", l'Itg "Pertini", l'Ipsc "Flora", l'Itc "Mattiussi" di Pordenone. Nella Bassa pordenonese l'Ipsia di Brugnera, a Sacile l'Itc-Ipsc "Marchesini", nel Sanvitese stessa prospettiva per il "Sarpi-Freschi". Nell'asse Pedemontana gli istituti superiori di Spilimbergo e l'Ipsia aggregata al liceo "Torricelli", a Cordenons idem per l'Isa "Galvani". Salvi i licei, per ora.
"Una malasorte che faremo di tutto per bloccare - annunciano la raccolta firme i cigiellini Gianfranco Dall'Agnese e Carla Franza -. Rispondiamo all'appello lanciato dalle associazioni professionali degli istituti in discussione, all'accorato sos del personale docente e Ata con una raccolta firme allargata alle 15 superiori della nostra provincia. Non vogliamo l'operazione sciagurata dello smembramento del settore tecnico-professionale, perché il sistema duale corre incontro a un fallimento certo. La divisione netta tra alta tecnologia e bassa manovalanza non risponderebbe nemmeno alle attese del mercato professionale: le aziende locali che da anni collaborano attivamente con Ipsia e Itc, Ipsc, Ita e Iti provinciali chiedono personale ricco di competenze e flessibile. Creare percorsi formativi di serie A e serie B è del tutto anacronistico e sbagliato. Caro ministro dell'Istruzione Moratti, non si combatte così la dispersione scolastica e la invitiamo a fare retromarcia sul futuro dell'istruzione tecnico-professionale".
Un futuro incerto anche per il personale docente e Ata. L'allarmismo serpeggiante annuncia un effetto fuggi-fuggi nelle prossime operazioni di mobilità annuale (i termini per la presentazione delle domande di trasferimento previsti ufficiosamente per febbraio 2004) dei docenti e del personale Ata con la sindrome del passaggio agli enti locali. Se la scissione sarà confermata dai prossimi decreti attuativi della riforma, il ribaltone-iscrizioni non si farà attendere.
L'appello alla valorizzazione degli istituti tecnico-professionali nell'eco di Cgil scuola poggia sullo zoccolo storico di percentuali vincenti: i numeri degli studenti iscritti. Il 62 per cento dell'utenza provinciale non sceglie i licei, nonostante il trend modaiolo che satura le aule degli indirizzi linguistico-scientifico-classico dei poli territoriali di Pordenone, Sacile, San Vito al Tagliamento e Maniago. L'organico di diritto monitorato dall'ufficio scolastico provinciale conferma per il 2003-2004 il record del numero di classi dell'Iti "Kennedy", 58 in tutto. Un macro-istituto con neo-diplomati che non coniugano il verbo disoccupato da decenni, come capita all'Ipsia "Zanussi" e nel polo superiore di Brugnera.
"Invitiamo a firmare la petizione anche studenti e genitori - sollecita Cgil scuola -. Dimostreremo con chiarezza che la "devolution" in classe è un desiderio soltanto del Miur di Roma".
Chiara Benotti