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Mess.Veneto-VAPORIZZIAMO ANCHE I LIBRI

VAPORIZZIAMO ANCHE I LIBRI MASSIMO ONOFRI Chi avesse seguito giovedì notte, in diret...

03/07/2004
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MessaggeroVeneto

VAPORIZZIAMO ANCHE I LIBRI
MASSIMO ONOFRI


Chi avesse seguito giovedì notte, in diretta televisiva, la serata finale dello "Strega", il più importante premio letterario italiano, si sarà accorto, tra un'intervista della geniale Parietti e una battuta del mondanissimo Elkann, un sorriso ineffabile di Vespa e un'arguzia del dotto Bertinotti, d'aver assistito ad un evento decisivo: la vaporizzazione dell'oggetto libro. Di tutto, infatti, sembravano preoccuparsi gli ospiti di Vespa, tranne che di letteratura. Niente di sorprendente, si dirà: soprattutto in un'epoca in cui il dibattito delle idee è stato scalzato dalle futili e volatili verità dei sondaggi. Ora, però, c'è una novità: la vaporizzazione sarà imposta per legge. Se, infatti, la Moratti invita le famiglie a scaricare i testi scolastici da internet, con la sola salvaguardia dei diritti d'autore, il Consiglio dei ministri potrebbe decidere d'impegnarsi in una regolamentazione severissima del peso degli zaini, mentre il ministro Tremonti sembra avere preso davvero a cuore la questione. Che il governo sia diventato più sensibile ai bilanci delle famiglie, sempre più magri e sofferenti malgrado l'ottimismo di facciata della maggioranza, è fatto da accogliere con giubilo. Così come lodevole ci appare la preoccupazione per i rischi di scoliosi e lordosi degli studenti. Ciò che si comprende meno, in un governo cattolicamente zelante come il nostro, è l'assoluta indifferenza per la salute, per così dire spirituale, dei nostri figli. Non basta, infatti, che il libro, come bene di consumo, sia stato ridotto alla stregua della più inutile delle merci, con conseguente fallimento di alcune tra le più illustri e antiche librerie italiane. Ora si procede alla distruzione della nostra editoria scolastica: che è stata, non dimentichiamolo, tra le più attrezzate d'Europa, almeno sino a quando, tanto nelle scuole che nelle università, lo stupidissimo gioco di crediti e debiti, non ha introdotto limiti pesanti al numero di pagine dei libri da inserire nei programmi d'esame. Col risultato che il bignami, da prontuario dell'ultim'ora per studenti furbastri e incoscienti, si sia trasformato in fondamento del nostro modernissimo sistema educativo. A preoccupare, però, è il silenzio delle famiglie: che una politica governativa sbilanciata verso la scuola privata vorrebbe, invece, pedagogicamente protagoniste. Davvero le famiglie gradirebbero, per risparmiare qualche euro subito investito in zainetti e diari griffati, che il caro libro di testo, mettiamo il Sapegno o il Salinari su cui le vecchie generazioni hanno sudato e sofferto, lasci il posto alle quartine di carta riciclata stampate da internet? Davvero sarebbero disposte al fatto che il libro perda completamente quell'aura cui, pure, l'arcigna e autoritaria pedagogia gentiliana aveva abituato gli italiani? E se così fosse, noi, ci dovremmo meravigliare? Se leggere significa riflettere e sostare, autointerrogarsi, fare silenzio dentro di noi, il libro è già sepolto da tempo, ucciso dalla velocità irresponsabile e dal frastuono dei nostri giorni.