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Messaggero Veneto: Bocciature in aumento ecco cosa non funziona

DIBATTITO C’è da ripensare alle strategie anti-dispersione e da rivedere l’obbligo scolastico fino a 16 anni

19/06/2006
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MessaggeroVeneto

di PASQUALE D'AVOLIO*

A proposito di bocciature in aumento nelle superiori, specie al primo anno, due brevi considerazioni. Sono anni che vengono presentati dalle scuole, specie superiori, vari “progetti antidispersione” (tra cui per esempio anche le varie “giornate dello studente”) debitamente finanziati dal ministero e dalla Regione, e mi risulta che c’è un certo numero di “distaccati” (vale a dire docenti che si dedicano espressamente a tale compito senza insegnare) in alcuni istituti superiori. Da quando poi sono stati eliminati gli esami di riparazione nel 1995 ogni anno il Miur stanzia circa 233 miliardi delle vecchie lire per corsi di recupero da attuarsi durante l’anno per prevenire le bocciature. Non sarebbe il caso di ripensare alle strategie antidispersione e puntare semmai a prevenire realmente gli insuccessi investendo nelle scuole di base, elementari e medie, dove si origina la dispersione futura? Quanto incidono i metodi di insegnamento poco attenti alla “personalizzazione” dei percorsi e alla “pluralità delle intelligenze”? Su questi aspetti della riforma Moratti non si è discusso abbastanza. Secondo aspetto: c’è un coro di consensi sull’elevazione dell’obbligo a 16 anni, soprattutto a sinistra. L’esperienza ha dimostrato che quando con Berlinguer l’obbligo scolastico fu portato a 15 anni, ci fu un aumento dei bocciati nella prima superiore. Vorrei chiedere a quanti ritengono imprescindibile la “permanenza a scuola” fino a 16 anni se si rendono conto che, con il tasso di ripetenza attuale, a 16 anni un buon 20 per cento si ritroverà al massimo ad aver conseguito il diploma di terza media (non so quanto meritato)? Quale sarà stato il vantaggio rispetto a ora? Vogliamo andare avanti con gli slogan o val la pena di riflettere seriamente sul modo come elevare realmente il livello di istruzione dei nostri ragazzi, senza insistere a tutti i costi sul biennio obbligatorio a scuola, dopo la terza media, che, come diceva giustamente la responsabile nazionale scuola della Margherita, è più il problema che la soluzione.

preside I.C. Arta-Paularo