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Messaggero Veneto-Scuola, altro avvio incerto con il contrasto tra i precari

Scuola, altro avvio incerto con il contrasto tra i precari di VALERIO GIURLEO L'avvio rego...

17/09/2003
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MessaggeroVeneto

Scuola, altro avvio incerto con il contrasto tra i precari


di VALERIO GIURLEO
L'avvio regolare di un anno scolastico per assicurare alle famiglie, sin dal primo giorno, la presenza dei docenti nelle classi dei propri figli, è stato un obiettivo costante dell'amministrazione scolastica.
Il ministro Moratti lo ha rispettato in passato nonostante le iniziative maldestre del vertice burocratico che ogni anno ne inventa una per trasformare l'apertura delle scuole, che in tutti i Paesi dell'Occidente è un evento normale, in un grande tormentone nazionale. Un esempio per tutti. Nell'anno precedente, la Direzione generale del ministero ha inviato una nota interpretativa, alla fine di agosto, dopo la nomina dei docenti, la cui applicazione avrebbe comportato il rifacimento delle procedure di nomina con slittamento dell'inizio delle lezioni.
L'anomalia di quest'anno riguarda il conflitto tra precari sulla valutazione dei titoli e quindi sulla posizione di graduatoria. Anche i tribunali sono stati coinvolti e le decisioni contrastanti, comprese quelle dell'Amministrazione, hanno creato turbative con tanti saluti alla certezza del diritto. E a proposito di diritti nessun rappresentante della dirigenza politica o degli organi collegiali della scuola è intervenuto nella diatriba per ricordare che esiste anche il diritto allo studio degli alunni e delle famiglie di dover beneficiare di 200 giorni effettivi di scuola.
Ma torniamo alla questione centrale del contrasto tra precari sul diritto di precedenza nella nomina in base alla valutazione dei titoli. Negli anni passati i docenti precari, sia quelli che hanno conseguito il titolo per aver partecipato a un concorso a cattedra, sia quelli che l'hanno conseguito nei concorsi banditi solo ai fini dell'abilitazione, erano graduati in base al voto risultante dal titolo conseguito secondo le tabelle di valutazione. Nel punteggio finale rientrava pure la valutazione del servizio reso senza demerito. Su questo criterio non vi è mai stata contestazione.
Nel 1998 con l'istituzione della scuola Ssis presso la facoltà di Scienze della formazione l'abilitazione si consegue con la frequenza al corso biennale ed esame finale. Chiara e apprezzabile è stata l'intenzione di privilegiare l'università quale sede naturale per la formazione dei docenti, ma non sufficiente motivo per attribuire 30 punti aggiuntivi. I vecchi abilitati, cosiddetti storici impropriamente perché storici sono un po' tutti, dato che l'immissione in ruolo avviene con il contagocce, sono insorti anche perché gli altri colleghi beneficiavano, oltre che del punteggio maggiorato, anche della valutazione del servizio prestato durante la frequenza al corso. Di qui il contenzioso e tutte le soluzioni per ridurre la disparità di trattamento, prima togliendo agli abilitati Ssis il punteggio per il servizio reso durante l'attività di studio, poi riconoscendo 18 punti aggiuntivi ai vecchi abilitati con il diritto a conservare il punteggio per il servizio prestato, sono servite per creare altre discriminazioni.
A questo punto si chiede al ministro Moratti, talvolta condizionato dal cerchiobottismo dei direttori generali, altre volte da vari gruppi di pressione politico-sindacale, se non è il caso di azzerare tutto e ripristinare il vecchio e collaudato criterio che garantisce la par condicio: graduare tutti gli abilitati storici e meno storici sulla base del voto del titolo conseguito inserendo anche la valutazione del servizio prestato. Nessuno osa fare proposte al ministro.
Sul lungo silenzio della Direzione generale di Trieste e in mancanza di direttive regionali su come occorre procedere alla definizione delle questioni ancora aperte per le nomine degli ultimi supplenti da parte dei capi d'istituto, si leva una sola voce, quella del responsabile regionale della Cgil scuola, che convoca in sede tutti gli scontenti per decidere il da farsi.
A questo punto è bene che la Direzione regionale di Trieste resti latitante e che il ministro resti ancora per un po' prigioniero dei conti pubblici visto che l'immissione in massa dei precari non risolve i tanti problemi della scuola.
Alle famiglie si chiede pazienza per sapere quando i loro figli avranno tutti gli insegnanti in classe e se i medesimi resteranno fino alla fine dell'anno. Oggi la speranza per un sereno avvio delle lezioni è tutta riposta nelle mani del responsabile regionale Cgil, che ha trovato il rimedio, a cui nessuno ci aveva pensato: proporre l'immissione in ruolo di tutti i precari. Un po' di ottimismo non guasta specie nei momenti di ansia per i docenti e di apprensione per tutti i genitori dei ragazzi delle scuole.