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Repubblica-Bari-Dispersione, un dramma pugliese. "Ogni anno 300 lasciano la scuola"

Dispersione, un dramma pugliese. "Ogni anno 300 lasciano la scuola" I dati, ancora una volta, sono preoccupanti. La Puglia è al quarto posto nella classifica delle regioni italiane per il numero di...

08/02/2004
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la Repubblica

Dispersione, un dramma pugliese. "Ogni anno 300 lasciano la scuola"
I dati, ancora una volta, sono preoccupanti. La Puglia è al quarto posto nella classifica delle regioni italiane per il numero di studenti che abbandonano la scuola dell'obbligo, soprattutto nei tre anni delle medie.
L'allarme arriva dall'indagine statistica condotta dal ministero dell'Istruzione. Se a detenere il primato è la Calabria, seguita dalla Sicilia e dalla Campania, i numeri sulla dispersione scolastica non fanno ben sperare neppure in Puglia. La ricerca, che fa riferimento all'anno scolastico 2002 - 2003, analizza prima di tutto la realtà dell'abbandono negli istituti elementari. La media, in questo caso, è fortunatamente bassa in tutto il sud Italia, e in Puglia è pressoché nulla fatta eccezione per 0,01 per cento degli iscritti che interrompono gli studi per trasferirsi all'estero. Si tratta, spiegano gli esperti del ministero, soprattutto di bambini nomadi.
Sono invece i numeri della dispersione tra gli studenti delle scuole medie a destare preoccupazione tra gli addetti ai lavori. In Puglia, infatti, i ragazzi che non completano i tre anni di studi "per motivi non conosciuti alla scuola" sono lo 0,19 per cento, contro lo 0,32 della Calabria o, sul lato opposto, lo 0,01 della Lombardia. Non mancano poi quelli che, sebbene iscritti, non hanno mai frequentato. In questo caso sono lo 0,29 per cento. Lo 0,09, invece, è rappresentato dagli studenti delle scuole medie ritiratisi "per assolvimento dell'obbligo scolastico" durante l'anno in corso: hanno, cioè, compiuto i fatidici quindici anni. I ragazzi pugliesi che invece si sono ritirati ufficialmente, per continuare gli studi sotto la tutela dei famigliari, sono lo 0,21 per cento.
Andando nel dettaglio, nella nostra regione è il primo anno delle scuole medie quello in cui è stato registrato il maggior numero di studenti (lo 0,24 per cento) che hanno interrotto gli studi "per motivi non conosciuti alla scuola". Lo 0,34 per cento, invece, durante il primo anno delle medie inferiori, non ha frequentato, anche se regolarmente iscritto. Più contenuto, invece, il dato sul numero di studenti che hanno abbandonato la scuola media per "per assolvimento dell'obbligo durante l'anno in corso". E non è andata meglio negli altri due anni. Nel secondo e nel terzo non ha frequentato, rispettivamente, lo 0,31 per cento degli iscritti, in entrambi i casi, invece, lo 0,17 per cento ha interrotto gli studi "per motivi sconosciuti alla scuola". Lo 0,20 per cento ha superato l'età dell'obbligo durante il secondo anno della scuola media.
L'indagine del ministero pone, quindi, l'accento su una realtà dalle dimensioni preoccupanti in Puglia e sul quale si è concentrata l'attenzione degli addetti ai lavori e degli esperti. "Le cause del fenomeno sono molto spesso di carattere economico" spiega Giuseppe Fiori, direttore scolastico regionale che ricorda "i percorsi già avviati, in collaborazione con la Regione Puglia, per prevenire l'abbandono". Duecento, ad esempio, i corsi attivati l'anno scorso, in alcuni istituti tecnici e professionali, che, ricorda Fiori, "permettono ai giovani di conseguire una qualifica professionale in tempo brevi". L'iniziativa si rivolge, soprattutto, ai ragazzi iscritti al primo anno della scuola superiore, "quando il fenomeno della dispersione raggiunge medie molto alte".
Un dato che non sorprende Gianni Milici, segretario regionale della Cgil Puglia. "Purtroppo questa non è una novità" spiega il sindacalista, che porta sul banco degli imputati le istituzioni, colpevoli in Puglia di far poco o nulla per prevenire il fenomeno dell'abbandono. "È indispensabile - spiega Gianni Milici - creare le condizioni perché i ragazzi siano attratti dalla scuola, ma soprattutto venire incontro alle famiglie più deboli". Il problema, quindi, è tutto pugliese. "Nella nostra regione - accusa il rappresentante della Cgil - i fondi per gli incentivi, come ad esempio le borse di studio, sono minimi". Un'opinione condivisa da Silvia Godelli, docente di Psicologia clinica all'Università di Bari: "In Puglia le istituzioni non hanno ancora promosso azioni valide per contrastare l'arretratezza culturale. Ed è proprio questa una delle cause principali della dispersione".

Gabriella De Matteis


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