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Repubblica-Bari-L'Università verso lo sciopero

Nel mirino il disegno di legge Moratti. Un centinaio di professori ha annunciato l'adesione alla protesta L'Università verso lo sciopero Precari e studenti partono domani per il corteo ...

21/04/2004
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la Repubblica

Nel mirino il disegno di legge Moratti. Un centinaio di professori ha annunciato l'adesione alla protesta
L'Università verso lo sciopero
Precari e studenti partono domani per il corteo di Roma
In fermento anche gli iscritti di Lecce che chiedono l'attivazione dei corsi di specializzazione già promessi ma mai avviati
MICAELA ABBINANTE


Questa volta ci saranno proprio tutti: ricercatori, dottorandi, amministrativi, docenti e studenti. Partiranno da largo Sorrentino, faranno sosta in via Oberdan e a bordo dello stesso pullman passeranno la notte per portare in piazza ancora una volta il proprio "no" contro il disegno di legge firmato Letizia Moratti. Antonello griderà la propria voglia di poter continuare a investire nella ricerca, Marina e Laura chiederanno di poter continuare a credere in un sogno, Nora si batterà perché sia garantito il diritto allo studio, Annalisa manifesterà la propria voglia di essere considerata una lavoratrice a tutti gli effetti e il professor Pizzutilo, che insegna informatica all'Università, chiederà che il problema della didattica venga affrontato seriamente. Ma poi ci saranno anche tanti altri nomi, tante altre storie venerdì alle 10 a Trastevere. Insieme sfileranno per le vie di Roma fino a giungere sotto le finestre del Ministro dell'Istruzione perché, si legge nel comunicato della manifestazione, "il ddl Moratti deve essere ritirato immediatamente".
La protesta quindi si allarga e coinvolge non solo i docenti universitari (in 100 hanno già manifestato la volontà di partecipare allo sciopero), ma anche il personale tecnico amministrativo, che chiede maggiori garanzie, e gli studenti universitari che, al fianco dei ricercatori, dei dottorandi e di tutti gli atipici presi di mira dalla Moratti, oggi pretendono di salvare il futuro della ricerca e più in generale del sapere. A parlare per tutti è Nora Scani, coordinatrice dell'Unione degli studenti universitari: "Questa manifestazione non deve essere un punto di arrivo - ha detto ieri pomeriggio durante l'incontro organizzato per preparare la manifestazione - ma il primo passo per dire quale Università vogliamo, come intendiamo salvare il diritto di tutti allo studio".
Le fa eco Nino Pizzutilo, docente di informatica e rappresentante dello Snur-Cgil, che ricorda la "necessità che ci sia da parte di tutti i docenti un impegno a costruire progetti formativi in grado di andare incontro alle esigenze dei ragazzi più che delle imprese". Il rischio che si corre con il ddl Moratti è infatti, secondo Pizzutilo, quello di "spostare i finanziamenti pubblici in strutture private e quindi di realizzare i percorsi formativi più consoni alle esigenze delle imprese". È dello stesso parere anche Antonello Antonicelli, 29 anni, una laurea in Ingegneria e un master in Valutazione e gestione del rischio ambientale: "Legare i progetti di ricerca alle esigenze delle aziende significa togliere libertà allo studio, significa destrutturare il paese che invece, per poter conquistare un ruolo di prestigio anche a livello europeo, oggi ha bisogno di puntare sulla ricerca di eccellenza". E Antonello venerdì sarà sicuramente in piazza a dire che "Sapere è democrazia": "Credo nel potere della protesta, è necessario sensibilizzare quanta più gente possibile su questo tema, perché in fondo riguarda tutti".
Compresa Laura Cammarosano, tarantina, al terzo anno di un dottorando in Filologia greca e latina. Sorride quando le si chiede cosa si aspetta dal domani, sorride e risponde "la disoccupazione", ma poi racconta dei suoi sogni, delle delusioni e della voglia di non arrendersi: "Per me partecipare alla manifestazione di venerdì è molto importante - dice - questo disegno di legge mi lascia quanto meno scettica poiché non nasce da una reale conoscenza della situazione delle Università italiane". Con Laura ci sarà anche Marina Gentile: frequentano lo stesso corso e insieme hanno partecipato a tutte le proteste. "Mi sconvolge l'idea che dopo dieci anni di studio possa rimanere senza quel lavoro per cui ho lottato fino a oggi".
E di lotta si parla anche nelle aule dell'Università di Lecce: i ragazzi del corso in Scienze sociali per la cooperazione allo sviluppo e al no profit chiedono l'attivazione di almeno un corso di specializzazione e per oggi hanno in programma un incontro con il rettore, Oronzo Limone.


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