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Repubblica-Bari-La grande fuga dei professori

Nuova ondata di abbandoni dopo quella record del 2003. Vanno via in 1527: "Questo è un lavoro che logora troppo" La grande fuga dei professori Il 60% si dimette prima di arrivare al mas...

13/10/2005
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la Repubblica

Nuova ondata di abbandoni dopo quella record del 2003. Vanno via in 1527: "Questo è un lavoro che logora troppo"
La grande fuga dei professori
Il 60% si dimette prima di arrivare al massimo della pensione
tendenza Anche per l'anno prossimo è prevista un'altra valanga di richieste
incertezza Nel 2008 è prevista l'uscita dei docenti immessi con tante speranze negli anni '60
ANNA GRITTANI


La scuola logora e i docenti fuggono non appena possono. I tempi dell'"onorato servizio" compiuto fino all'ultimo giorno del limite di età, è solo una bella pagina di storia. Oggi i dati raccontano una realtà diversa. In Puglia dal primo giorno di settembre sono andati in pensione 1527 docenti. Chissà quanti tra loro pensavano all'inizio della carriera di terminare per anzianità, e invece no: ben 905 insegnanti, (il 59,26 per cento) si sono dimessi. Altrettanti se non di più, si stanno affannando a consegnare le pratiche ai sindacati per poter andare in pensione l'anno prossimo. Dalle segreterie provinciali fanno sapere: "Abbiamo già valanghe di richieste".
Il dato fa riflettere perché nella scuola convivono diverse figure professionali. Accanto agli insegnanti lavora il personale della segreteria, i tecnici, i bidelli (i cosiddetti ata), e naturalmente i dirigenti. Ma la differenza tra gli uni e gli altri è lampante alla fine della carriera. Perché personale ata e capi d'istituto vanno via soprattutto per limite di età. In entrambi i casi, però, non sono (o non sono più) dietro una cattedra. I segretari generali di Flc-Cgil e Cisl scuola della Puglia, sono si stupiscono, anzi. "Insegnare è un'attività logorante", dicono. "Ma siamo appena all'inizio della fuga. il grande esodo è atteso per il 2008". Oggi i dati ufficiali del ministero dell'istruzione forniscono la fotografia di una situazione regionale che non dà adito a dubbi: 905 docenti sono andati in pensione per dimissioni, 357 (il 23,37 per cento) hanno smesso di lavorare per altri motivi, tipo inabilità al servizio o decesso, e solo 265 insegnanti (il 17,35 per cento) si è ritirato per limiti di età.
Il divario è meno accentuato nella scuola dell'infanzia dove 92 insegnanti hanno rassegnato le dimissioni e 38 hanno raggiunto l'età per andar via. Se si passa invece agli altri ordini di scuola, la differenza è abissale. I maestri di scuola elementare neopensionati, sono soprattutto dimissionari (280 contro i 92 in congedo per età), altrettanto i professori delle medie (277 in pensione per dimissioni e solo 63 per anzianità), e i neopensionati delle superiori (72 per limiti di età e 256 per dimissioni). Completamente diverso l'universo dei dirigenti. Dei 44 in pensione, solo 3 sono dimissionari, mentre gli altri si dividono tra anzianità (15 presidi) e altri motivi (per 26 capi d'istituto). "Il rapporto con gli alunni è più complicato rispetto al lavoro d'ufficio", sottolinea Gianni Milici, numero uno della Flc-Cgil della Puglia. E Attilio D'Ercole, a capo della Cisl scuola regionale, aggiunge: "C'è stanchezza, ma, specie negli ultimi anni, anche un disorientamento generale". Tra riforma della scuola e delle pensioni, alla fine non resta che fuggire, non appena si può. "In media - sottolinea Attilio D'Ercole - si anticipa di cinque anni l'uscita dalla scuola. Al raggiungimento dei 57 anni di età e 35 di servizio, si preferisce andar via".
La grande corsa alla pensione è iniziata l'anno scorso con un record di 1599 richieste delle quali 1010 per dimissioni. Lo sguardo del corpo docente è però rivolto con terrore ad una fatidica data: quella del primo gennaio 2008. "Da quel momento - sottolinea Gianni Milici - cambieranno le regole del pensionamento. Solo le donne potranno smettere di lavorare a sessant'anni, a prescindere dall'anzianità di servizio, mentre gli uomini andranno in pensione solo con quarant'anni di servizio, o a sessantacinque anni di età". Per allora è previsto quello che Attilio d'Ercole definisce "il grande esodo": "Andrà in pensione un esercito di insegnanti, tutti quelli assunti con le grandi immissioni in ruolo di fine anni Sessanta". Quando la figura del docente e le aspettative erano altre.