Repubblica/Bari: Scuola, i tagli diventano 800 il sindacato annuncia battaglia
I più colpiti sono i prof precari e il personale amministrativo. Ben 500 posti riguardano gli impiegati La Regione studia i finanziamenti
GIULIA FALZEA
A meno di due settimane dall´apertura dell´anno scolastico, la Puglia combatte su due fronti: il precariato, sempre più stretto dalle morse dei tagli del ministro Gelmini, e le condizioni delle strutture stesse, per le quali non ci sono fondi sufficienti. I numeri, sebbene ufficiosi, parlano chiaro e fanno paura: 800 posti in meno, di cui solo 500 per il personale Ata. «Se una cosa del genere accadesse in un fabbrica - tuona Claudio Menga della Flc Cgil - scoppierebbe una rivoluzione. I precari sono i più danneggiati, qui si scommette sull´ignoranza e non sulla conoscenza», e gli fa eco Fabio Mele, Presidente dei precari in Puglia: «Abbiamo salvato, a spese nostre, cinquemila dipendenti Alitalia, qui, su scala nazionale, si parla di cinquantamila, ottantamila persone. Questo è un Paese in cui è meglio volare che essere istruiti». Un incontro tra i precari e i sindacati si è tenuto ieri pomeriggio a Bari e le conclusioni sono state più amare che mai: «Per lavorare si deve arrivare a sperare nella malattia di un collega» ammette Mele, «l´unica soluzione è emigrare, il che vuol dire lasciare la famiglia e il posto in cui si è nati. Tutti si riempiono la bocca di soluzioni per la scuola italiana. Per esempio Vittorio Feltri, proprio lui che non mette piede in un´aula da quando si è diplomato». Giovanni Lacoppola, Provveditore agli studi di Bari, non è ugualmente turbato: «Mi aspettavo delle cifre abissali rispetto allo scorso anno, non è così, eccezion fatta per il personale Ata». Le nomine a tempo determinato, però, quest´anno sono state solo 653. Intanto la regione ha preposto ventidue milioni di euro proprio per i precari, «ma bisogna vedere quanti possiamo veramente utilizzarne» sottolinea Gianfranco Viesti, assessore regionale alla Pubblica Istruzione. La destinazione dei ventidue milioni, intanto, non è chiara: la Cgil sostiene che da qualche tempo si parla di un contratto di disponibilità.
In pratica degli ammortizzatori sociali, che prevederebbero che l´80 percento vada ad integrare il salario, un´altra metà a regioni e Inps e con il quale si possano acquisire punti per salire in graduatoria. «Questa soluzione - spiega Menga - non piace ai precari, chiedono con forza stabilità». Intanto Viesti spiega che saranno due gli auspicabili usi di questi soldi: anzitutto il mantenimento dei salari e, poi, l´utilizzo del personale in una lotta contro la dispersione degli studenti in difficoltà. Ma i soldi non sono sufficienti soprattutto per quanto riguarda le strutture: in un dossier di Legambiente sulle qualità dell´edilizia scolastica, la posizione più alta in classifica dei comuni virtuosi è solo il quattordicesimo posto delle strutture leccesi. Bari, invece, è ben all´ottantesimo posto su ottantasette comune analizzati. L´assessore assicura però che siamo molto più avanti nell´anagrafe scolastica: oltre l´80 percento delle scuole pugliesi sono state monitorate contro il 20 percento della media nazionale. «Ci sono trenta milioni da destinare alla messa a norma e sicurezza - assicura Viesti - abbiamo una lista di interventi minori urgenti che riguardano azioni non strutturali. Intanto se il governo sbloccasse i fondi europei Fas (Fondo aree sottoutilizzate) potremmo mettere a norma circa undici scuole per le quali invece non possiamo intervenire». La situazione della scuola in Puglia, dunque, vive su un doppio binario, che, per il momento, si infiamma di proteste, ma rimane fermo.