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Repubblica/Bologna: Droga, Comune contro presidi "l´argomento per loro è tabù"

Solo sette scuole medie aderiscono ai nostri progetti, tutti gli altri presidi ci hanno detto di no

28/04/2006
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la Repubblica

IL CASO
i presidi, quando non ne possono più, chiamano la polizia coi cani antidroga. Succede, in alcune scuole di Bologna, anche cinque - sei volte l´anno, spiegano a Palazzo d´Accursio. Che pronuncia un duro atto d´accusa verso i dirigenti scolastici, "colpevoli", dicono, di rifiutare ospitalità alle lezioni contro l´uso di droghe e alcol nelle loro scuole. «Ogni dirigente sceglie come e quanto investire in determinati progetti», spiega la vicesindaco Adriana Scaramuzzino. E tra gli istituti che hanno aperto le porte ai servizi sociali del Comune «mancano alcune scuole "bene" della nostra città, i cui presidi hanno deciso di non avvalersi della nostra progettazione». Tra queste c´è anche il blasonato liceo Galvani. «Ci sono luoghi in cui non si può parlare di certe cose», chiosa dura la vicesindaco. Il Comune riconosce la gravità del problema, anche se «forse a Bologna l´emergenza principale è l´alcol», spiega Monica Brandoli, responsabile di quasi tutti i progetti sulle dipendenze messi in campo nelle scuole dal municipio. Colpa dei "breezer" messi sul mercato per catturare i giovanissimi. Ma Brandoli parla anche di «uso quotidiano di cannabinoidi all´interno delle scuole, per cui alcuni presidi hanno adottato la chiamata della polizia coi cani». La repressione però non basta. Serve l´educazione e spesso i presidi, denuncia il Comune, non ne vogliono sapere: «Solo sette scuole medie aderiscono ai nostri progetti, tutti gli altri presidi ci hanno detto di no - racconta la responsabile comunale - dicono: "se i genitori sanno che a scuola facciamo prevenzione pensano che qui girano le sostanze"». E gli insegnanti? Giudizi tranchant anche nei loro confronti a Palazzo d´Accursio: «Vengono ai nostri corsi solo perchè c´è il gettone di presenza, altrimenti non verrebbero».
C´è da dire che non sempre le iniziative educative funzionano. Un esempio? Il test dell´etilometro. Il Comune lo proponeva nelle discoteche, informando poi i ragazzi di quanto sforavano. «Abbiamo dovuto smettere perchè ci siamo accorti che facevano a gara», spiega Brandoli. Ora si fanno ancora i test, ma chi vi si sottopone viene informato solo se il tasso di alcol nel sangue è troppo alto per guidare oppure no.