Repubblica/Bologna: "Gelmini ti stai mangiando la scuola"
Tremila studenti medi in corteo. La preside del Fermi minaccia sanzioni
ILARIA VENTURI
«SIAMO noi il futuro dell´Italia, siamo noi», urlano gli studenti medi scesi in piazza a difesa della scuola pubblica, contro i tagli. Quel futuro che, gridano ancora, «meritiamo». E´ lo slogan ricorrente, ritmato. Generazione appesa a un domani precario che ieri mattina si è fatta vedere in corteo. Da sola. Senza gli insegnanti che precari già lo sono, a Roma per lo sciopero Unicobas. Solo un docente ha parlato alla fine: «Siamo con voi».
Assenti gli universitari. «Forse ci hanno dato buca», dicono i fratelli minori delle superiori. Quasi tremila (1500 stima la questura) ragazzi e ragazze, molti delle prime classi di tutti i licei e istituti, hanno bloccato il centro storico. La manifestazione è partita da piazza Maggiore, aperta dagli striscioni. «Con l´istruzione si combatte la crisi», scrive il Coordinamento studenti medi bolognesi che ha promosso la protesta.
E un «pacman» stilizzato con la scritta: «Gelmini ci stai mangiando la scuola». «Noi siamo qui per una istruzione libera e per tutti», dice Stefano del Fermi. Il liceo ha un suo striscione:
«Il Fermi non si ferma», ovviamente, e poi «Dacci un taglio con il taglio». Il Sabin scrive: «Scuola di qualità senza euro non si fa». Benedetta, con le compagne, spiega: «Siamo qui per i nostri diritti e quelli dei lavoratori». E perché «a scuola hanno tagliato gli insegnanti giovani, quelli che non ci insegnano cose vecchie». «Noi siamo in 28 in classe», «a noi manca l´argilla», «per il corso di fotografia abbiamo solo due macchine», «i laboratori sono vecchi», dicono ragazzi del Fermi, Polo artistico, Rubbiani, Belluzzi. Da via Rizzoli il corteo scende in via Zamboni. Gli studenti corrono, fanno la ola. Parte incontrollato un «Berlusconi faccia di.. «. Fermi tutti. «E´ una manifestazione per la scuola» redarguiscono i promotori. Più tardi, nuovi slogan contro il governo. «Siamo in tanti qui, più di quelli che mi aspettavo», spiega Federico Fornasari del Minghetti, voce del Coordinamento. «Siamo qui per una scuola migliore, ci crediamo. Ma è anche la prepotenza di questo governo che tocca la sensibilità degli studenti. Il lodo Alfano? Uno spiraglio di luce». «Ci stanno scippando un´istruzione adeguata», dice Martin Hacker del Pacinotti. E´ lui a tentare il minuto di silenzio per la morte della scuola pubblica, impossibile in via dell´Indipendenza, dove il corteo si ferma per mezz´ora. A lato, tensione per un portafoglio, forse scippato: si vedono scappare ragazzi estranei alla manifestazione, gli studenti raccontano di un pugno ricevuto da uno di loro. Il corteo, ormai ridotto, rientra al Nettuno.
Intanto crea malumore al Fermi la possibilità di sanzioni per «assenza ingiustificata» dei manifestanti. «Avrà un peso nel voto in condotta - dice la preside Elviana Amati - E´ nel regolamento, ma valuteremo caso per caso. Per me è grave che i ragazzi disertino lezioni pagate per avere una scuola migliore. Dovrebbero manifestare al pomeriggio». La protesta continuerà. Come? Tra le ipotesi, lo studio sociale, cineforum, occupazioni.