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Repubblica/Bologna: Il pluralismo lo garantisce la scuola pubblica

Qui si colloca il principio fondamentale del rispetto del diritto di scelta: secondo le proprie inclinazioni e non obbligati dalla carenza di scuola pubblica

26/09/2009
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la Repubblica

MILLI VIRGILIO

A Bologna la scuola d´infanzia comunale è patrimonio prezioso: è comunale il 60% del sistema cittadino rispetto al 17% statale e al 23% privato convenzionato, con la media regionale di un terzo.

La scuola d´infanzia è scuola. Dunque le si applicano le due regole costituzionali secondo cui la Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi e che i privati hanno il diritto di istituire scuole senza oneri per lo stato.

La legge di parità del 2000 (di cui tuttora di disputa) ha previsto un sistema integrato, composto da scuole statali, comunali e private convenzionate (di dichiarata ispirazione culturale o religiosa) tutte chiamate a svolgere un "servizio pubblico". Alla normativa nazionale si è aggiunta quella regionale, poi i singoli Comuni sono intervenuti in modi alquanto differenziati. Il Comune di Bologna, che era intervenuto per primo in Italia nel 1995 finanziando con fondi pubblici le scuole d´infanzia private, ha continuato a investire risorse proprie, anche dopo il 2000 in via aggiuntiva rispetto ai finanziamenti di Stato e Regioni.

Di fatto questo sistema, composto di scuole statali, comunali e private ha finora consentito di azzerare la lista d´attesa, nonostante la ripresa demografica. Inoltre è riuscito da qualche anno a soddisfare tutte le domande di scuola pubblica (sia pur indirizzando a sedi più scomode).

Oggi cresce ancora la domanda a un servizio che la legge nazionale prevede come generalizzato, per cui lo Stato tuttavia non eroga le risorse adeguate. Anzi le taglia. Allora quali scelte di politica scolastica comunale?

Statalizzare trova l´ostacolo di Tremonti. Più forte diventa allora la tentazione di aumentare le private, ascoltando le sirene delle gerarchie ecclesiali, che ammaliano sventolando il risparmio fra finanziare contributi a sezioni di scuola confessionale e invece edificare e gestire nuove scuole comunali.

Il discrimine è netto. Occorre prioritariamente salvaguardare i richiedenti scuola pubblica, per evitare che siano costretti a iscriversi alla scuola privata e a, a condividere senza convinzione il progetto educativo di ispirazione di carattere religioso identificante la scuola. Respingere le istanze di scuola pubblica comporterebbe la lesione di valori sostanziali tutelati dal nostro sistema

E´ infatti la Costituzione a conferire la caratterizzazione saliente alla scuola pubblica, quando vincola questa e solo questa al pluralismo, lasciando la scuola privata libera di scegliere un orientamento. Scuola pluralista significa che il metodo stesso di insegnamento deve essere - per vincolo istituzionale - quello del confronto. Lo impone la legge statale del 1994, quando dichiara l´esercizio della libertà d´insegnamento "volto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni". Qui sta la priorità della scuola pubblica, anche all´interno del sistema paritario. Qui si colloca il principio fondamentale del rispetto del diritto di scelta: secondo le proprie inclinazioni e non obbligati dalla carenza di scuola pubblica. Qui sta il nodo, con ricadute sui metodi di intervento e sulla distribuzione delle risorse