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Repubblica-Bologna-La scuola al traguardo maturità

LA SCUOLA AL TRAGUARDO MATURITÀ Restituire ai vari ordini scolastici la rispettiva funzione EMILIO PASQUINI Recentemente mi hanno intervistato a proposito del tema di italiano, sul XVII d...

06/07/2005
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la Repubblica

LA SCUOLA AL TRAGUARDO MATURITÀ

Restituire ai vari ordini scolastici la rispettiva funzione
EMILIO PASQUINI

Recentemente mi hanno intervistato a proposito del tema di italiano, sul XVII del Paradiso, scelto dal 6% dei maturandi. Riflettendo meglio su quanto abbiamo letto o ascoltato in questi ultimi giorni, sarei tentato di suggerire che quel 6% vada ammirato per il suo eroismo, in quanto - pur non avendo letto quasi nulla del poema dantesco - disposto ad affrontare, in nome di quei versi straordinari, la cortina fumogena del paginone di "istruzioni per l'uso" che accompagnava il brano proposto: istruzioni scritte da non so chi, ma a mio parere idonee soltanto a confondere le idee o a rendere gli elaborati inesorabilmente omologhi e acritici.
So bene di appartenere alla generazione che chiamava "compiti in classe" quelle cose che oggi si denominano "verifiche", che studiava su " "grammatiche decrepite" " e ignorava il "latino agile flessibile". M'accorgo di ripetere quanto andavo leggendo in Una barca nel bosco di Paola Mastrocola; mentre mi viene in mente il Mario Pirani di Come si distrugge la scuola primaria ("La Repubblica", 12 luglio 2004). Ma non posso dimenticare le dichiarazioni di Gianfranco Contini nell'intervista a Ludovica Ripa di Meana (Diligenza e voluttà, 1989), circa l'importanza dell'insegnamento elementare, perfino rispetto a quello universitario, per quanto riguarda l'esattezza dei dati e "il potere di suscitare curiosità": a suo dire, la vocazione di un maestro si misura proprio nel venire incontro alle curiosità dei giovani e nel suscitarne di nuove.
Non riesco a nascondere la mia persuasione che per la storia e la letteratura, nelle superiori, occorra ripartire quasi da zero: in primo luogo riflettendo meglio alle difficoltà di un tema su quel Dante che ha visto ridurre progressivamente il suo spazio nelle scuole della Repubblica e che invece molti di noi considerano potenzialmente popolare, a condizione però di leggerlo sul serio. Aggiungo infine che sarebbe forse il caso di restituire ai vari ordini scolastici la rispettiva funzione, cominciando dalle elementari e finendo con l'Università. Insomma, ho l'impressione che quella scuola che si è inteso riformare per bandire ogni selezione classista e ogni sterile erudizione abbia spalancato le porte a un nozionismo tanto più fastidioso perché non suscitato da un'iniziativa personale dell'insegnante, ma dalla caterva di manuali che ogni allievo si mette in spalla ogni giorno.