Repubblica: Dalla Spagna alla Francia in rivolta gli "anti-Bologna"
Sotto accusa l´accordo Ue siglato in Italia nel 99
ANAIS GINORI
Nelle strade di Barcellona, in mezzo agli scontri di mercoledì notte, i ragazzi urlano: «Bologna non passerà!». Nei comunicati sull´occupazione in corso alla Sorbona gli studenti francesi puntano il dito contro «il processo di Bologna che mercifica lo studio e vuole trasformare l´università in una fabbrica». C´è un filo rosso che collega le varie proteste studentesche europee di queste settimane. E´ Bologna. Intorno al nome del capoluogo emiliano si organizzano cortei, scioperi, inedite coalizioni tra studenti e professori. «La rivolta degli anti-Bologna» ha titolato ieri in prima pagina El Paìs sullo sgombero dell´università catalana da parte della polizia, che ha provocato almeno 60 feriti.
Il catalizzatore di tanta rabbia è l´accordo firmato a Bologna nel 1999 che vuole "armonizzare" i sistemi di istruzione superiore tra 29 paesi. Entro il 2010 - recita la dichiarazione ufficiale - tutti gli atenei devono uniformarsi a un ciclo universitario unico: tre anni per la laurea, due anni per il master, tre anni per il dottorato. Una riforma che, secondo i promotori, permetterà di far competere gli atenei europei con quelli anglosassoni e favorire l´integrazione con il mondo del lavoro, anche attraverso finanziamenti privati.
«Tutte le facoltà umanistiche faticheranno a ottenere stanziamenti dalle imprese. Le lauree in lettere o in filosofia scompariranno» dice invece Javi Ruiz, studente di filosofia all´università di Valencia. E´ la stessa opposizione a una "visione privatistica del sapere" che anima da mesi la rivolta dei giovani in Grecia. Ma qui la riforma del governo ispirata all´accordo di Bologna è soltanto una delle tante scintille. Per i giovani della cosiddetta "Generazione 600 euro" c´è soprattutto la paura degli sfratti, dell´esclusione sociale, della precarietà a vita. Dopo la guerriglia urbana di dicembre provocata dalla morte di Alexis, il quindicenne ucciso dalla polizia ad Atene, il premier conservatore di Costas Karamanlis ha creato un´unità speciale per la sicurezza nelle strade, vietando il passamontagna nei cortei. In Grecia ci si aspetta una primavera socialmente "caldissima".
«C´è un´avversione diffusa contro l´accordo di Bologna» riconosce Tullio De Mauro. «A me pare un imperativo troppo tecnocratico, che non riconosce il valore della diversità» aggiunge il docente di linguistica alla Sapienza di Roma. «Ed è comunque un obiettivo privo di senso se non viene raccordato da mezzi e normative per tutelare i tipi di facoltà». La sensazione è che il processo che deve terminare entro il 2010 provocherà, in nome di una nuova autonomia finanziaria, pesanti tagli pubblici. Non a caso, il ministro francese Valérie Pecresse ha pensato di rinominare la sua legge per l´autonomia delle università, ribattezzandola per la "libertà e la responsabilità".
«Siamo tutti d´accordo sul fatto che la riforma universitaria è sbagliata in molti aspetti tecnici. Il problema è che siamo in una fase di stallo e dobbiamo radicalizzare l´azione davanti al silenzio della ministra». A parlare così non è uno studente ma Sophie Lalanne, docente di Storia alla Sorbona. Insieme ad altri professori sta guidando l´occupazione del prestigioso ateneo parigino. Un´altra novità di questa stagione è infatti la partecipazione del corpo docente alle proteste. Lunedì alcuni di loro hanno tenuto una lezione all´aperto sotto l´Arco di Trionfo prima di essere anche loro sgomberati dalla polizia.
«Dal nostro punto di vista, le proteste in Francia sono a un livello stratosferico» osserva De Mauro. «Purtroppo abbiamo guai ben più seri di cui occuparci. In questo momento - continua il linguista - ci sono rettori che non hanno i soldi per pagare gli stipendi». Le rivendicazioni dell´Onda, aggiunge De Mauro, sono più pragmatiche di quella di altri studenti europei. «In Italia - conclude De Mauro - la polemica sul processo di Bologna è passata in secondo piano di fronte a gravi emergenze». Provare a immaginare l´università del futuro è un lusso quando il presente è tanto precario.