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Repubblica/Milano: La professoressa: l´idea è giusta Ma bisogna partire dalle medie

Anna Fogliani: sfidiamo l´opinione pubblica e riserviamo percorsi agli alunni migliori

14/05/2006
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la Repubblica

L´INTERVISTA
LUIGI BOLOGNINI


Anna Fogliani, professoressa di matematica al liceo Vittorio Veneto, le piace l´idea del Politecnico?
«Mi sembra un pannicello caldo. Che dalle superiori si esca con conoscenze di matematica traballanti è vero, anche se non sempre. Però non serve qualche lezione in più, il problema sta a monte».
Dove?
«Le conoscenze pre-matematiche, penso al concetto di spazio, si imparano prima dei 5 anni. E una volta si apprendevano con le esperienze pratiche tipo giocare in cortile o zampettare per casa. Adesso si sta in spazi artificiali e davanti alla tv».
Non è un po´ partire da Adamo ed Eva, così?
«Forse, ma è indispensabile. Anche a scuola, comunque, mancano le esperienze pratiche, i vecchi laboratori delle elementari. Però il problema è soprattutto alle medie».
Perché?
«Colpa della riforma del 1979 che ha permesso di insegnare matematica anche a chi era laureato in altre materie, ad esempio in Agraria. Così ci sono professori che non hanno mai studiato algebra e che si affidano a libri spesso scritti male e pieni di errori».
E tutto questo uno se lo porta dietro alle superiori?
«Certo, noi raccogliamo solo il frutto di una cattiva semina. Gli alunni bravi spesso fanno errori concettuali che ormai è difficile correggere. E i meno bravi hanno problemi di memoria, fondamentale in una materia astratta: c´è gente che in seconda liceo conta ancora con le dita».
Perdoni l´impertinenza, ma non avete qualche colpa anche voi prof?
«Certo che ne abbiamo. E non solo quelli delle medie. Il problema è che si è liberalizzato l´accesso all´insegnamento di certe materie, ma non si è puntato su una formazione vera».
E da tutto questo come si esce?
«L´unica è sfidare l´opinione pubblica e istituire percorsi di eccellenza. Diamo pari opportunità a tutti, all´inizio, ma poi non possiamo mortificare le eccellenze obbligandole a stare al passo di chi è meno bravo. Una classe modulare, come in Francia, dove a seconda della materia e del grado di apprendimento cambia la composizione, potrebbe essere una soluzione. Aiuterebbe anche le famiglie a un diverso atteggiamento: nello scorso quadrimestre ho avuto la classe al completo solo 15 giorni. Se i genitori sono i primi a non prendere sul serio la scuola, è inevitabile che poi lo facciano i ragazzi».