Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa locale » Repubblica-Palermo-Due eserciti in guerra supplenze con la polizia

Repubblica-Palermo-Due eserciti in guerra supplenze con la polizia

Due eserciti in guerra supplenze con la polizia Precari contro il "sorpasso" dei neolaureati Prima giornata delle convocazioni per assegnare 250 cattedre alle medie I Cobas chied...

28/08/2002
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Due eserciti in guerra supplenze con la polizia
Precari contro il "sorpasso" dei neolaureati
Prima giornata delle convocazioni per assegnare 250 cattedre alle medie I Cobas chiedono lo stop al Tar
"Non capiamo perché ragazzini che non hanno mai insegnato valgano più di noi"
VASSILY SORTINO


Calca, contestazioni, guerra tra poveri, urla, perfino l'arrivo della polizia per sedare un accenno di occupazione. È stata una giornata ad alta tensione quella che ha aperto le convocazioni per l'assegnazione delle supplenze annuali nella scuola.
Il piano terra dell'ex provveditorato agli studi di via Praga ricorda una delle sale Bingo aperte negli ultimi mesi in città. Fuori c'è una fila di cinque metri di persone accalcate, mentre l'interno è pieno di gente che, con in mano un foglio pieno di caselle da segnare, si siede come e dove meglio può. C'è anche una signora, dipendente del provveditorato, che parla a un microfono gracchiante e ricorda tanto un banditore. Il premio a disposizione, se così si può chiamare, non è denaro, ma una delle quasi 250 cattedre annuali messe a disposizione dalle scuole medie inferiori rimaste senza un professore titolare e da assegnare sulla base delle graduatorie permanenti.
Il caldo nella sala è soffocante, ma questo sembra il problema minore per quella marea di professori che negli ultimi anni ne hanno viste di tutti i colori. Una è Daniela Scaccia, insegnante dal 1993, che ha da ridire contro le nuove graduatorie: "Ho 34 anni e ho visto cambiare ogni anno le regole di questa perversa e disastrosa corsa alla cattedra. Non capisco: l'anno scorso ero dodicesima in graduatoria e quest'anno, a causa dell'inserimento dei neolaureati dei corsi Sissis, sono scesa al numero 45. Ho dei figli, e non riesco a capire perché i ragazzini appena usciti dall'università e che non hanno mai insegnato debbano valere più di me". Le fa eco la collega Valentina Rubino: "Sono qui dalle 8 e sono incavolata. Qui non si sta rispettando una sentenza del Tar. Mi sento moralmente calpestata e imbrogliata dallo Stato per il quale lavoro da anni".
A difendere l'onore dei sissini c'è la giovane Maria Federico. Dice che "l'errore di fondo consiste nel fatto che qualcuno voglia mantenere dei precari istituzionalizzati. Mi sembra inutile l'esistenza di due canali di selezione. O si mantiene il concorso pubblico o si promuovono i corsi post-universitari". Ma risponde per le rime ai colleghi dell'altro fronte: "Il corso è durato due anni, 1.200 ore, cinque al giorno con frequenza obbligatoria. Noi abbiamo una maggiore preparazione nel campo linguistico, psicologico e pedagogico. Dobbiamo presentare una relazione giorno per giorno e ogni due mesi dobbiamo sostenere sei esami. Da noi si impara a insegnare".
La concorrenza tra sissini e precari sfocia nell'aperta contestazione dei dirigenti dell'ex provveditorato quando, nel pomeriggio, un gruppo di cinque aspiranti cerca di bloccare le operazioni, sostenendo che ai neolaureati è toccato un numero di cattedre superiore a quello dovuto. L'intervento degli agenti di una volante serve a calmare gli animi. Dopo un quarto d'ora le assegnazioni proseguono, per interrompersi dopo i primi 140 nomi. Si prosegue stamattina. Al fianco dei precari sul piede di guerra si schierano i Cobas, che chiedono al Tar di sospendere le graduatorie.
Seduto in un angolo della sala c'è Nicolò Seminara, anziano docente di lettere, che è qui al posto della figlia in viaggio di nozze. È accaldato anche lui, ma con calma olimpica aspetta che venga fatto anche il nome di Giuseppina: "Sono orgoglioso, nonostante tutti i sacrifici che faccio, che mia figlia abbia scelto di fare l'insegnante. Noi docenti abbiamo un grande compito, paragonabile solo a quello del sacerdote o del medico: guidare, curare e guarire. Purtroppo l'obiettivo di chi regola la società è ormai di creare non persone ma macchine che imparano dalla televisione".
Qualcuno approfitta della situazione per raccogliere qualche spicciolo. È Salvo Murzio, un venditore ambulante di panelle e bibite: "Mi hanno chiuso le scuole per altri 15 giorni? E io ne approfitto per recuperare qualcosa qui dai professori. In fondo sono sempre le persone legate all'istruzione i miei principali clienti".