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Repubblica/Palermo: Effetto crescita zero nelle scuole quest´anno diecimila alunni in meno

Resi noti i dati comunicati dal direttore Di Stefano ai sindacati. Soppresse centonove classi Il calo maggiore nelle materne. Persi duecento posti di lavoro In dodici mesi gli studenti sono diminuiti dell´1,2 per cento

21/08/2006
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la Repubblica

SALVO INTRAVAIA

A settembre migliaia di banchi vuoti. La scuola siciliana si spopola. E l´anno scolastico ormai alle porte sarà ricordato come uno dei più neri per la Sicilia. Secondo i dati consegnati qualche giorno fa ai sindacati di categoria dal direttore dell´ufficio scolastico regionale Guido Di Stefano, le scuole isolane perderanno quasi 10 mila alunni rispetto all´anno scorso.
Un decremento della popolazione scolastica senza precedenti che avrà le sue ripercussioni sull´occupazione e sul futuro dell´intera comunità scolastica siciliana. E se la perdita di alunni nelle scuole elementari (ora primarie) e medie (ora secondarie di primo grado) non è una novità assoluta, il calo nelle scuole dell´infanzia (le ex scuole materne che in 12 mesi vedono sparire il 2 per cento dei loro piccoli alunni) è un segnale preoccupante.
L´unica indicazione positiva che si riesce a cogliere dall´esame del cosiddetto organico di fatto (alunni e docenti) per l´anno 2006/2007 è la crescita del numero di studenti delle scuole superiori. Il fenomeno era stato anticipato qualche mese fa dalle previsioni fatte dal ministero della Pubblica istruzione in occasione dell´organico di diritto (una stima del numero di alunni e delle classi che serve per predisporre, tra le altre operazioni, i trasferimenti e le immissioni in ruolo).
Il calo della popolazione scolastica è legato ad una serie di fattori, concause di uno sviluppo rachitico dell´economia siciliana. In primo luogo il fenomeno delle culle vuote, particolarmente forte nei piccoli centri delle province siciliane, poi c´è il continuo trasferimento nelle regioni settentrionali delle giovani coppie, in cerca di un lavoro più stabile e di un futuro più sicuro. A queste possibili cause va aggiunta la scarsa presenza di alunni stranieri in Sicilia (non oltre il 2 per cento). Presenza che nelle regioni settentrionali ha contribuito in questi anni a compensare parzialmente il calo naturale del numero di alunni. «È il risultato dell´assenza di politica per lo sviluppo da parte della Regione. In Sicilia la precarietà e l´assenza di lavoro portano i giovani a rimandare la maternità e la paternità o, ancora peggio, ad emigrare verso le regioni del Nord-Est. In quest´ultimo caso i bambini nascono in quelle regioni dove ci sono maggiori opportunità di lavoro e i dati lo dimostrano», dichiara Santo Inguaggiato, segretario generale della Flc Cgil Sicilia. Il fenomeno, che colpisce tutte le realtà meridionali, in Sicilia è particolarmente accentuato: meno 1,12 per cento in un solo anno. E viene rimarcato dal trend esattamente opposto che si registra nelle regioni a nord di Roma. Le scuole di Emilia Romagna e Piemonte, per esempio, a settembre dovranno fare spazio a 20 mila alunni in più e quelle della Lombardia a 16 mila. Ma è il confronto con il dato di dieci anni fa che spiega perché il calo di quest´anno in Sicilia è particolarmente preoccupante. In due lustri la Sicilia ha perso poco meno di 30 mila alunni, un terzo dei quali nell´ultimo anno. Basti pensare che nello stesso periodo la popolazione scolastica del Veneto è cresciuta di quasi 57 mila unità e quella della Lombardia di oltre 100 mila alunni.
Per il momento, grazie alla politica sugli organici messa in atto dal ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni le ripercussioni non sono pesanti: appena 109 classi in meno, che si traducono nella perdita di 200 posti di lavoro. «Per invertire la tendenza - continua Inguaggiato, contrario a qualsiasi taglio di posti - occorre qualificare la spesa pubblica e determinare condizioni di sviluppo rilanciando i settori produttivi e prefigurando un ruolo economico per le aree interne da decenni in condizioni di decremento demografico».