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Repubblica-PAlermo-La vita agra di una scuola pubblica palermitana

IL CASO La vita agra di una scuola pubblica palermitana GIORGIO CAVADI In tempo di programmi e di progetti in vista delle prossime elezioni regionali, a oggi solo l'Unio...

08/02/2006
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la Repubblica

IL CASO
La vita agra di una scuola pubblica palermitana
GIORGIO CAVADI

In tempo di programmi e di progetti in vista delle prossime elezioni regionali, a oggi solo l'Unione sembra avere presente che esiste un problema "scuola" nell'immediato futuro della scena politica nazionale e siciliana. Da qui l'incontro che si è svolto il 4 febbraio su "Saperi, autonomia e Mezzogiorno", organizzato dalla segreteria provinciale dei Ds nell'aula magna della facoltà di Lettere di Palermo. Il disinteresse del centrodestra nazionale e locale è anche comprensibile, visto che il tandem Berlusconi-Moratti, come è noto, ha risolto tutti i problemi della scuola italiana con il binomio taumaturgico Internet-inglese. Ora però con la devolution le regioni verranno investite più pesantemente di responsabilità culturale e formativa e si dovranno fare carico di oneri di spesa proporzionalmente gravosi. Ma non si tratta solo del passaggio di migliaia di studenti degli istituti professionali, o della definizione delle quote locali dei programmi, quanto di approntare politiche di investimento chiare e impegnative. Per quanto riguarda la Sicilia, a esempio, si tratterà di capire se sarà possibile ridefinire la curvatura della spesa sociale in favore dell'istruzione, creando nuovi equilibri socialmente più equi rispetto a settori di grande attenzione sociale come la sanità che, come sappiamo, suscitano e muovono ben altri appetiti più redditizi sotto ogni profilo, politico, clientelare ed economico. In uno dei più incisivi interventi del convegno il preside Leopoldo Ceraulo ha ricordato come il bilancio della sua scuola riceva appena il 5 per cento delle sue risorse dalla Regione Sicilia, il 65 dallo Stato e ben il 30 per cento da contributi che a vario titolo arrivano dalle famiglie. Quest'ultima quota è fortunatamente elevata, poiché la scuola del preside Ceraulo è ubicata in una zona residenziale di Palermo.
Per questa scuola attingere al "mercato" significa potere contare su famiglie dai redditi medio-alti. Ma se ci spostiamo in un istituto comprensivo alla periferia orientale di Palermo il quadro cambia drasticamente. Questa scuola - classi di media, elementare e sezioni di materna con circa 650 alunni - riceve nel proprio bilancio dalla Regione poco più di 10 mila euro alla voce "fondo regionale per il funzionamento ordinario, amministrativo e didattico". Questa strabiliante cifra, come si evince dalla voce di bilancio, deve servire per tutto l'anno scolastico all'acquisto dei seguenti beni: carta, toner, materiale di cancelleria per gli uffici; materiale di pulizia per i locali e per gli alunni (carta igienica); materiale didattico richiesto dai docenti (colori, pennarelli, cartelloni, album, quaderni e varia); materiale sanitario di primo soccorso; registri personali, di classe e per i verbali. E scusatemi se vi ho tediato con questo lungo elenco. Ma questo è solo il materiale di facile consumo.
In più, se rimane qualcosa, è da qui che si deve attingere per fare qualche spesa in conto capitale come abbonamenti a riviste, giornali e periodici, acquisto di libri per l'aggiornamento dei docenti e la biblioteca d'istituto; acquisto o abbonamento per riviste specialistiche per i servizi amministrativi, ovvero - udite udite - l'acquisto di un lettore dvd, o vhs. Di computer per la didattica manco a parlarne. A conti fatti, il budget per alunno, lungo l'intero anno scolastico è di 15,38 euro. Ve lo immaginate un qualunque reparto ospedaliero, privo di unità operatorie, che vive con queste risorse magari accogliendo in un anno 650 ricoveri, mentre in questa scuola abbiamo ogni giorno 650 alunni? Forse nemmeno in Sudan.
Ma non è finita, perché da questi 10 mila euro occorre sottrarne 2 mila e più per retribuire compensi e missioni dei revisori dei conti (sono tre, uno incaricato dalla Regione medesima, uno proviene da altra regione) il cui costo è, fortunatamente, diviso con un'altra scuola per un totale di circa 4.500 euro. Diciamo allora che la cifra reale a disposizione di nostri alunni per anno scolastico, è scesa a 12,30 euro.
Andiamo dall'altra parte della città, nella borgata marinara di Sferracavallo in un altro istituto comprensivo. Nove classi sono ubicate in una palazzina presa in affitto da un privato (situazione endemica della nostra città), sulla cui adeguatezza lasciamo immaginare. Manca l'impianto di riscaldamento. Per la situazione di bilancio che abbiamo esposto, non esiste una dotazione di computer. O meglio, il plesso ha a disposizione un computer per 150 alunni, e la fotocopiatrice è rotta da due anni. Questo dopo cinque anni di cura dell'attacco a tre punte Berlusconi-Moratti-Cuffaro.
Insomma, quello che è da riconsiderare radicalmente è l'attenzione stessa della politica locale per la scuola, magari emendandola da certe iniziative come gli incontri dei calciatori del Palermo con gli studenti delle scuole della città, incontri sponsorizzati dalla Provincia (sponsor del Palermo ed ente erogatore di fondi, nonché padrone di casa degli gli istituti superiori). A parte l'ennesima occasione di visibilità politica per l'assessore di turno, è ora di dire chiaramente, senza nulla voler togliere alla buona fede dei calciatori e dei docenti, che queste passerelle non hanno alcuna valenza didattica e si risolvono nello spostare il clima dei vari Pressing e processi delle tv nazionali e private, nelle aule delle nostre scuole.
Diciamo di più e meglio - ma questo è solo un aspetto, magari secondario ma certo emblematico - che questo calcio così come è oggi, pessimo esempio di etica sportiva, che esercita impunemente e scientificamente il razzismo in tutte le sue forme, non dovrebbe avere cittadinanza nelle scuole pubbliche, per il semplice fatto che l'universo di valori che si porta appresso e rappresenta mediaticamente, è esattamente all'opposto della formazione civile e della cultura politica su cui migliaia di docenti italiani fondano ogni giorno, faticosamente, la propria azione educativa.