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Repubblica-Palermo-Più bocciati, ma non nei licei

Secondo i primi dati, il numero dei respinti è salito dal 13,7 al 16 per cento. Bene invece classici e scientifici Più bocciati, ma non nei licei Nei tecnici e professionali perde l...

19/06/2005
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la Repubblica

Secondo i primi dati, il numero dei respinti è salito dal 13,7 al 16 per cento. Bene invece classici e scientifici
Più bocciati, ma non nei licei
Nei tecnici e professionali perde l'anno un alunno su cinque
Molti anche i ritirati. Lo psicologo "Insuccesso legato alle condizioni economiche e sociali"
SALVO INTRAVAIA


Aumentano i bocciati nelle scuole superiori. Secondo una prima rilevazione di Repubblica su un campione di oltre 13 studenti, la percentuale di non promossi - come vengono definiti in burocratese - quest'anno è superiore rispetto all'anno scorso. Il 16 per cento contro il 13,7 del 2003-2004. In leggero aumento anche i "promossi con debito" in una o più discipline: quelli che una volta erano i rimandati a settembre.
In questi giorni gli istituti superiori della città sono meta dei pellegrinaggi di studenti e genitori. Parecchie scuole hanno già pubblicato i risultati e si preparano agli esami di Stato. Le altre renderanno noti gli esiti nei prossimi giorni.
Davanti ai tabelloni degli scrutini finali si vedono scene di ogni tipo. La soddisfazione di chi è stato promosso senza macchia (cioè "debiti"), le recriminazioni di coloro che dovranno colmare le lacune in una o più materie, il disappunto di chi non ce l'ha fatta. "Sono contenta - dice Alessandra Fileccia, alunna del liceo classico Umberto I - Non ho avuto "debiti", ma d'estate ripasserò ugualmente Latino e Greco". Recrimina invece Rosario Gottuso, studente del tecnico industriale Vittorio Emanuele III, che dovrà recuperare quattro "debiti": "In alcune materie meritavo il "debito" - dice - in altre no". Soddisfatta invece la compagna Martina Amico, che potrà passare l'estate tranquilla. I bocciati preferiscono glissare.
Davanti alla scritta "non ammesso alla classe successiva", in parecchi restano muti. Il papà di una ragazza di terza del tecnico industriale Volta parla con un bidello che cerca di confortarlo, ma lui è deciso: "Non la mando più a scuola. È la seconda volta che si fa bocciare".
I respinti nei licei sono davvero pochi, e anche i "promossi con debito" non sono troppi. Negli istituti tecnici e nei professionali, invece, è un'ecatombe: oltre un alunno su cinque dovrà ripetere l'anno, e i "promossi con debito" arrivano fino al 40 per cento. Percentuali che si impennano nelle prime classi, dove i bocciati sfiorano il 40 per cento. Tutti segnali di un evidente insuccesso scolastico "correlato alle condizioni socio-economiche e culturali", sostiene lo psicologo Maurizio Gentile, coordinatore dell'Osservatorio provinciale contro la dispersione scolastica. "La scuola non può farcela da sola - aggiunge - Occorre un approccio interistituzionale (scuola, enti locali, Ausl, terzo settore, formazione professionale, giustizia dei minori) per affrontare la questione. Noi ci stiamo muovendo in tal senso".
Ma osservando con attenzione i quadri esposti in alcune scuole si scorge un altro fenomeno. Nei tecnici e professionali, molti studenti gettano la spugna prima della conclusione dell'anno scolastico. Sono i "ritirati", i "trasferiti" e (pochi) coloro che passano alla formazione professionale. Alcuni vanno nelle scuole private, altri non metteranno più piede a scuola. Secondo il recente decreto legislativo sul diritto-dovere allo studio, dall'anno scolastico 2006-2007 l'uscita dal percorso formativo sarà vietata se non è stato conseguito un titolo quinquennale o triennale, e comunque prima di 12 anni di scolarizzazione.
Per rendere il tutto applicabile, però, la Regione in pochi mesi dovrà mettere a punto l'anagrafe degli studenti che non c'è ancora. Al Volta i "fuorusciti" sono più del 10 per cento, all'Ipsia Medi (nelle prime, seconde e quarte classi) addirittura 18 su 100. "Tutti questi studenti hanno cambiato idea a percorso iniziato - commenta Gentile - Questo comportamento si definisce "rottura del patto formativo" e denota comunque il disagio di chi si rende conto di non poter continuare per quella strada".