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Repubblica-Palermo-Scuola, un mese rovente sciopero contro i tagli

Cgil, Cisl, Uil e Snals avviano iniziative di mobilitazione per contestare la riduzione delle cattedre. "Preoccupati per il futuro dei nostri figli" Scuola, un mese rovente sciopero contro i...

23/04/2004
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la Repubblica

Cgil, Cisl, Uil e Snals avviano iniziative di mobilitazione per contestare la riduzione delle cattedre. "Preoccupati per il futuro dei nostri figli"
Scuola, un mese rovente sciopero contro i tagli
Ricercatori siciliani al corteo di Roma
Assemblee e dibattiti per coinvolgere famiglie e alunni
Alla manifestazione nazionale contro la riforma dell'università parteciperanno delegazioni dei tre atenei siciliani
SALVO INTRAVAIA


"Siamo preoccupati per il futuro dei nostri figli". Il grido d'allarme dei sindacati annuncia una mobilitazione straordinaria che segnerà la fine dell'anno scolastico. E accompagna la manifestazione nazionale che vede oggi a Roma docenti, studenti, ricercatori e precari in piazza contro la riforma Moratti. I tagli delle cattedre previsti dal ministero hanno convinto Cgil, Cisl, Uil e Snals a scendere sul piede di guerra. Dopo la rottura delle trattative con il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano, i sindacati hanno deciso di avviare una serie di iniziative che si concluderanno fra un mese con lo sciopero.
Oggi intanto protesta l'università, con la partecipazione di delegazione degli atenei siciliani alla manifestazione di Roma. Le tre università hanno costituito un coordinamento per partecipare uniti alla giornata di sciopero: al corteo contro il disegno di legge delega del ministro Moratti andranno anche parecchi rappresentanti del Senato accademico palermitano. In diverse facoltà salteranno le lezioni. Università e scuola in piazza anche domenica: il collettivo "Studenti in lotta" dell'Ateneo, assieme ai collettivi dell'Umberto e del Vittorio Emanuele, ha organizzato una manifestazione cittadina per il 25 aprile, con un corteo che partirà alle 10 da piazza Croci e al quale hanno aderito una trentina fra partiti e associazioni "per ricordare i valori della Resistenza".
Ieri i sindacati hanno illustrato i numeri di quello che viene letto come "l'inizio della fine" della scuola di Stato. "Il problema non è legato soltanto al taglio degli organici. Siamo preoccupati - sintetizza Claudio Barone, segretario regionale della Uil - per il futuro dei nostri figli che, sempre meno preparati per la qualità della scuola pubblica che decresce, non saranno in grado di competere con i coetanei delle altre regioni italiane e europee". Nei prossimi giorni i sindacati illustreranno i motivi della protesta, oltre che al personale della scuola, anche a studenti e genitori. "A partire dal 3 maggio in tutte le città dell'Isola saranno organizzate assemblee, dibattiti e confronti coinvolgendo le famiglie e gli alunni", dice Enza Albini, della Cgil. Il 13 maggio sarà la volta di sit-in davanti alle prefetture di tutti i capoluoghi di provincia; il 21 i professori manifesteranno assieme ai lavoratori del pubblico impiego.
Tanti i motivi: liste d'attesa (cinquemila bambini in Sicilia) che si allungano alla materna, migliaia di famiglie che hanno optato per il tempo pieno all'elementare e quello prolungato alla materna ma che a settembre si sentiranno rispondere che non c'è posto. E ancora, insegnamento dell'inglese dimezzato alla media, seconda lingua - per la quale mancano 344 posti - in forse, classi con oltre 30 alunni al superiore e sostegno in calo, a fronte di un aumento degli alunni disabili. Angelo Prizzi, della Cisl, chiama in causa il presidente della Regione Cuffaro e i deputati della maggioranza: "Il futuro della scuola interessa solo noi o anche loro?", si chiede, invitando al confronto le associazioni dei Comuni e delle Province. Dello stesso parere è Gianni Di Pisa, dello Snals, che dà una staffilata ai diplomifici: "Andrebbero cancellati". E se per Carmelo Diliberto, segretario regionale della Cgil Sicilia, il governo Cuffaro è "assente e complice", Massimo Di Menna, capo della Uil Scuola nazionale, avverte che "sugli organici occorre invertire il criterio. Questo governo parte dai tagli previsti dalla Finanziaria".
Ma le brutte notizie non sono solo per i docenti di ruolo: anche i precari pagheranno pegno. "Il prossimo anno - sostiene Prizzi - 1.250 supplenti resteranno fuori dagli incarichi".