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Repubblica/Palermo: Scuole cattoliche, tempo di crisi

Andamento controtendenza negli ultimi anni rispetto al trend nazionale. Tengono le private laiche

06/05/2006
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la Repubblica

LA SCUOLA CHE CAMBIA

Una su dieci ha chiuso, non bastano gli aiuti regionali
SALVO INTRAVAIA


Cala il numero delle scuole private in Sicilia. E a subire un vero e proprio tracollo sono le scuole cattoliche che in appena quattro anni perdono più di un decimo del loro patrimonio in termini di istituti. Tengono nel complesso, anche se registrano un lievissimo decremento, le scuole gestite da soggetti privati laici e dagli enti pubblici territoriali (Regione, province e comuni). Mentre a livello nazionale le scuole non statali fanno registrare un piccolo incremento, nell´Isola le cose vanno in controtendenza. Il desolante quadro che ha visto chiudere i battenti a una scuola cattolica siciliana dopo l´altra emerge dal confronto dei dati sull´anagrafe delle scuole non statali raccolti dallo stesso ministero dell´Istruzione. Quelli relativi all´anno in corso, elaborati da Repubblica Palermo, non sono stati ancora resi noti, ma si tratta di dati quasi definitivi. Quelli dell´anno scolastico 2001/2002 sono stati pubblicati nel 2003 dal ministero retto da Letizia Moratti. Secondo quanto indicato dai numeri - anche se a livello di esami di maturità si registra un record assoluto - sembra che in Sicilia la politica del buono scuola lanciata dal governo Cuffaro non abbia prodotto i risultati sperati. Infatti, rispetto a quattro anni fa si contano un numero inferiore di scuole private: meno 5 per cento. A confermarlo Salvatore Mangiapane, preside dell´istituto Don Bosco Ranchibile di Palermo.«Il buono scuola regionale non è ancora entrato a regime. Il prossimo mese di settembre i genitori degli alunni delle paritarie siciliane riceveranno il rimborso relativo all´anno scolastico 2004/2005». In pratica i rimborsi della Regione viaggiano con un anno e mezzo di ritardo e chi iscrive «per la prima volta i figli nelle scuole paritarie deve anticipare tutta la somma». Per le scuole superiori almeno 3 mila euro, da sottrarre a bilanci familiari sempre più risicati. «Chi era dentro è rimasto iscritto e fruisce del buono - spiega don Mangiapane - chi non aveva le disponibilità è rimasto fuori». E´ questo il parere del preside di uno degli istituti cattolici più prestigiosi della città.
Ma quello che fa scalpore è il crollo nell´Isola delle scuole gestite da enti religiosi. Meno 12,7 per cento in appena quattro anni. Una debacle che è limitata nelle sue proporzioni soltanto nella scuola dell´infanzia (meno 6 per cento) e nell´ex scuola elementare (13 per cento in meno). Alla media e al superiore il tonfo è sintetizzato dalla chiusura di un terzo abbondante degli istituti. «Le scuole primarie cattoliche parificate soffrono degli scarsi finanziamenti erogati dalla Regione - aggiunge il preside del Don Bosco - Da Reggio Calabria a Bolzano lo Stato eroga un finanziamento di gran lunga superiore. Molte scuole, che non possono fare pagare alcuna retta, non ce l´hanno fatta e sono state costrette a chiudere». Nelle altre regioni il finanziamento in favore delle primarie parificate è circa triplo (17 mila euro circa a classe) rispetto ai circa 5 mila e 500 euro elargiti in Sicilia. A stonare è la crescita (più 11,6 per cento) delle materne non statali gestite da laici.
Un docente "privato" costa mediamente 23 mila euro l´anno. Per coprire le spese occorre avere almeno 20 alunni per classe. Per Nicola Iemmola, presidente regionale della Federazione nazionale scuole materne, «il calo delle vocazioni fra le religiose ha determinato la chiusura di un certo numero di scuole cattoliche». Le suore, che seguivano i bambini praticamente gratis, sono state sostituite progressivamente da insegnanti laiche con un esborso non indifferente dal punto di vista economico. A questo si aggiungono, secondo il presidente della Fism, le direttive di alcune madri generali che preferiscono riconvertire le scuole in attività di assistenza agli anziani o alle giovani studentesse. Coinvolte, nel calo generale in Sicilia, anche le scuole pubbliche non statali (regionali, provinciali e comunali) che assicurano prevalentemente il servizio ai più piccoli. Un calo dell´8 per cento alla materna determinato soprattutto dalla decisione della Regione di chiudere le sezioni (classi) man mano che le maestre vanno in pensione.