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Repubblica-Palermo-Soldi pubblici per l'istruzione la Sicilia spende meno di tutti

LA RICERCA Gli enti locali dell'Isola destinano 599 euro ad alunno, contro una media nazionale di quasi mille euro Soldi pubblici per l'istruzione la Sicilia spende meno di tutti ...

17/08/2005
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la Repubblica

LA RICERCA
Gli enti locali dell'Isola destinano 599 euro ad alunno, contro una media nazionale di quasi mille euro
Soldi pubblici per l'istruzione la Sicilia spende meno di tutti
Sono le risorse che servono al funzionamento degli istituti


Il sospetto che Comuni e Province siciliani investissero poco nell'istruzione scolastica c'era. Ora, arriva la conferma dei numeri: in Sicilia, per ogni alunno, gli enti locali spendono metà della media nazionale. Ad inizio di ogni anno scolastico genitori, professori, alunni e capi d'istituto sono alle prese con le croniche carenze del sistema scolastico siciliano. Mancano banchi e sedie e non è raro che manchino anche gesso e cancellino. Stessa musica quando occorre fare delle fotocopie o si cerca un armadio per conservare compiti e libri. Gli arredi sono ridotti ai minimi termini, cadono a pezzi e mancano i soldi per sostituirli. Ma non è tutto. Alle proteste di insegnanti e alunni si aggiungono quelle dei genitori. La refezione scolastica alla scuola materna, elementare e media arriva a metà anno, con i genitori costretti a provvedere in proprio per mesi interi. In parecchie realtà mancano i locali per la mensa scolastica e la sicurezza lascia parecchio a desiderare. E non è un segreto che mamme e papà dei piccoli delle materne soccorrono la scuola con carta igienica, colori, tovaglioli di carta e in alcuni casi acqua minerale. Seguono le proteste per il trasporto dei disabili e per la loro assistenza. E ancora, ascensori fermi e edifici in affitto che di scuola hanno solo il nome.
Gli enti locali dell'Isola - che devono provvedere alle spese di funzionamento - hanno speso, nel 2003, 599 euro ad alunno, contro una media nazionale che sfiora i mille euro (938 euro, per la precisione). "Per gli studenti - si legge nel commento ai dati - gli Enti locali del Nord spendono di più". Lapidario, ma efficace. Infatti, in Lombardia si spendono 1.382 euro per alunno e in Emilia Romagna 1.384. Seguono il Piemonte (con 1.268 euro l'anno) e il Lazio, con 1.168 euro. Tra le grandi regioni del Sud la Sicilia è quella che spende meno. I numeri sono contenuti nell'ultima pubblicazione del ministero dell'Istruzione, "La scuola statale in cifre 2005": uno spaccato abbastanza completo della scuola italiana. La recente analisi contiene i dati sulle risorse (finanziarie, di personale e strutturali) che ogni anno consentono di offrire l'istruzione a oltre 7 milioni e mezzo di alunni. Si parla dei nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale, introdotti dalla riforma Moratti, dell'alternanza scuola-lavoro, dell'istruzione e formazione tecnica superiore (corsi post diploma Ifts) e dell'istruzione degli adulti. Lo studio si occupa anche dei risultati ottenuti dai nostri studenti e dalle scelte effettuate dai diplomati. Insomma, una fotografia della scuola italiana che contribuisce a comprenderne i meccanismi. L'attenzione si sofferma sulle spese degli enti locali perché è quella che fa la differenza fra regione e regione. Il ministero, che affronta le spese per gli stipendi degli insegnanti, spende mediamente 5.353 euro per alunno, cifra che varia poco da Nord a Sud. "Da anni denunciamo queste carenze - commenta Enza Albini, segretario regionale della Flc Cgil - Siamo una regione di confine tra i paesi sottosviluppati africani e quelli del nord Italia. Basti pensare che la Sicilia è l'unica regione italiana a non avere ancora una legge organica sul diritto allo studio". E siamo anche la seconda regione italiana (dopo la Sardegna) per numero di "alunni in ritardo nel percorso scolastico" al superiore: il 40,4 per cento, contro il 34,4 registrato a livello nazionale. Il dato riguarda gli studenti che non riescono a completare gli studi in cinque anni (o quattro, per i corsi quadriennali).

s. i.