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Repubblica-Palermo-Stop dopo la scuola media in mille lasciano gli studi

Le iscrizioni al superiore calano in un anno del 6 per cento Stop dopo la scuola media in mille lasciano gli studi In crisi istituti tecnici e professionali L'emorragia pe...

22/05/2004
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la Repubblica

Le iscrizioni al superiore calano in un anno del 6 per cento
Stop dopo la scuola media in mille lasciano gli studi
In crisi istituti tecnici e professionali
L'emorragia per la fine dell'obbligo e il boom delle paritarie. La Cgil "Allarme dispersione"
Fino al 2002 soltanto un ragazzo su cento abbandonava i banchi dopo la licenza
SALVBO INTRAVAIA


Fuga dalla scuola. C'è il concreto rischio che nel prossimo settembre manchino all'appello mille alunni che, dopo avere frequentato quest'anno la terza media, non hanno confermato l'iscrizione nelle scuole pubbliche di secondo grado. In un anno il calo è del 6 per cento. Il dato emerge dai tabulati sugli organici per il prossimo anno scolastico messi a punto dal ministero dell'Istruzione. Il fenomeno che ha fatto crollare le iscrizioni negli istituti tecnici e professionali è, secondo i dirigenti scolastici, l'effetto combinato di una serie di fattori: abolizione dell'obbligo scolastico fino a 15 anni, aumento delle iscrizioni alle scuole paritarie e ai corsi di formazione professionale istituiti dalla Regione.
Potrebbe però anche trattarsi, come sostiene la Cgil Scuola, di una recrudescenza del fenomeno della dispersione scolastica. Un andamento che conferma i dati forniti qualche mese fa dalla direzione scolastica guidata da Guido Di Stefano. Fino a due anni fa, in provincia di Palermo, la quasi totalità degli alunni iscritti in terza media confermava l'iscrizione al superiore. Nel 2002-2003, secondo il ministero, meno di un alunno su cento interrompeva gli studi, mentre secondo il cervellone di viale Trastevere fra quattro mesi nelle scuole superiori palermitane rimarranno vuote mille sedie.
Che cosa è successo nel frattempo? Un anno fa la legge Moratti ha abolito l'innalzamento dell'obbligo scolastico, varato dal governo di centrosinistra, e ha introdotto il diritto-dovere all'istruzione e formazione, il cui decreto legislativo è stato approvato dal Consiglio dei ministri ieri mattina. In base al provvedimento, i giovani che terminano la scuola media dovranno proseguire gli studi al superiore o iscriversi a un corso di formazione professionale regionale fino al compimento del diciottesimo anno.
Il decreto viene fortemente contestato dalla Cgil: "Di obbligo scolastico c'è ancora bisogno". E aggiunge: "Grazie alla legge che aveva elevato di un anno la durata dell'obbligo scolastico, in Italia - dice Enza Albini - si sono iscritti circa 40 mila ragazzi in più alla prima classe della scuola superiore e la stragrande maggioranza di loro ha proseguito gli studi. Appena quella legge è stata abrogata, il numero di questi ragazzi è immediatamente sceso: una parte si è rivolto alla formazione professionale, un'altra si è persa per strada".
La fuga degli studenti dalle scuole mette in agitazione i presidi. "Da quello che ci risulta - dice Massimo Perrone, preside del professionale Einaudi - molti studenti hanno scelto di seguire uno dei tanti corsi di formazione professionale. In questo modo i ragazzi assolvono l'obbligo formativo senza l'impegno quotidiano della scuola". Più manualità e meno teoria. Mentre per Giuseppe Castrogiovanni, dello staff di presidenza del tecnico industriale Vittorio Emanuele III, gli alunni che mancano all'appello sono stati dirottati verso le private. "Il buono scuola regionale, un percorso scolastico più semplice e la sicurezza del risultato finale - afferma - hanno indotto diverse famiglie a scegliere la privata". Ma quest'anno i corsi regionali non hanno riscosso successo. Secondo l'Istituto per la formazione professionale dei lavoratori, in Sicilia risultano iscritti appena 380 allievi. A leccarsi le ferite sono presidi e docenti soprattutto degli istituti tecnici e professionali. In città devono fare i conti con l'esodo i tecnici industriali e commerciali, che fanno registrare un calo del 16 e 15 per cento di iscritti in prima. I professionali, esclusi gli alberghieri che mantengono le iscrizioni, perdono addirittura uno studente su cinque.