Repubblica/Roma: Precari, la protesta sul tetto dell´Ufficio scolastico
Presidio non stop degli insegnanti: "Chiediamo il ritiro dei tagli"
"Non pensavamo di occupare ma ora vogliamo dare un segnale di resistenza"
TEA MAISTO
Ancora una protesta sui tetti. Questa volta è successo all´Ufficio scolastico provinciale di Roma. L´occupazione è scattata ieri mattina quando alcuni esponenti del Coordinamento precari sono saliti all´ultimo piano di via Pianciani. I docenti hanno deciso di mantenere il presidio fino a lunedì pomeriggio quando davanti all´ex provveditorato si terrà un´assemblea. Neppure l´incontro con il dirigente dell´ufficio scolastico Giuseppe Minichiello è servito a fermare la mobilitazione. Solo in serata i precari hanno deciso di scendere ma resteranno giorno e notte all´interno dell´ex provveditorato. Alcuni insegnati indossavano una maglietta con la scritta «Precari: professionisti radiati, esasperati, cancellati, annullati, raggirati, ignorati». «Chiediamo che vengano ritirati i tagli alla scuola pubblica - spiegano i manifestanti - e i contratti che superino le 18 ore che sono illegittimi in base al nostro contratto, partecipare a un tavolo di trattative regionale sui "contratti di disponibilità" e avere dati certi sulle cattedre a disposizione».
«Inizialmente non avevamo intenzione di occupare - spiega Dina Notarangelo - ma ora vogliamo dare un segnale di resistenza. Sono arrivate anche telefonate di solidarietà da tutta Italia». Precaria da soli 2 anni, ma la sua storia è la dimostrazione di come è complicato entrare nel mondo della scuola e ancora di più riuscire a restarci. Dina Notarangelo è un´insegnante di lettere alle scuole medie. «Dopo la laurea era davvero difficile lavorare nella scuola pubblica - racconta Notarangelo - e così ho dovuto lavorare in un albergo e per la soprintendenza archeologica. Volevo iscrivermi alla scuola di specializzazione, ma c´era l´obbligo di frequenza. Così ho continuato a lavorare per mettere i soldi da parte e poi mi sono iscritta». A circa 10 anni dalla laurea, Dina inizia a insegnare. «Ero in una scuola paritaria - continua - non potevo perdere un mese di stipendio e iniziare a lavorare in una pubblica a ottobre. Ma il contratto non mi è stato rinnovato. Anche se il motivo non era quello ufficiale, credo sia stato per il fatto che convivessi». L´anno scorso Dina Notarangelo entra nella scuola pubblica. «Mi stanno arrivando le e-mail dei miei bambini. Vorrebbero che io tornassi e anche io voglio stare con loro. Ma non so che cosa mi capiterà. Oggi (ieri per chi legge) ero stata convocata in una scuola-polo, ma ho trovato un cartello in cui c´era scritto che le cattedre erano esaurite e che forse ci sarà una pubblicazione successiva delle disponibilità».
Tra i manifestanti c´è anche Emanuela Cioccari, 39 anni, insegnante di matematica alle superiori. E anche la sua è una storia di esasperazione e sopravvivenza. «Sono precaria da 12 anni - spiega Emanuela - ogni anno ho cambiato scuola. L´anno scorso ad esempio avevo una cattedra composta da 3 scuole. In pratica, dovevo andare da una parte all´altra. Ho una famiglia, 3 figli. Devo continuare a lavorare, non possiamo vivere del solo stipendio di mio marito. Quest´anno non ci sono state assunzioni a tempo indeterminato per la mia classe di concorso. Non ce la faccio più». Protesta anche un insegnante di sostegno, Francesco Locantore. «Sono precario da 3 anni e molto probabilmente non avrò una cattedra quest´anno. Dovrò aspettare la chiamata dalla graduatoria di istituto. Ma come si fa gestire l´integrazione di bambini con problemi con contratti di pochi mesi?».