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Repubblica-Torino-Il buono scuola solo ai ricchi

La denuncia a un convegno all'Avogadro: "È una legge ingiusta che non tiene conto di chi è davvero indigente" Il buono scuola solo ai ricchi I contributi più alti a duecento professio...

27/09/2005
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la Repubblica

La denuncia a un convegno all'Avogadro: "È una legge ingiusta che non tiene conto di chi è davvero indigente"
Il buono scuola solo ai ricchi
I contributi più alti a duecento professionisti torinesi
Molto più limitate, a causa dei controlli più severi, le domande per le borse di studio
I fondi sono finiti al 98,5% alle private che non hanno però aumentato gli iscritti
MARCO TRABUCCO


"Molti di quelli che hanno ottenuto l'anno scorso i buoni scuola, potrebbero aver prodotto certificazioni false del loro reddito. E nessuno per ora, in Regione ha fatto controlli. Per questo chiederò alla Guardia di Finanza e alla magistratura di intervenire". È Roberto Placido, diessino vicepresidente del Consiglio regionale, a fare la dichiarazione che riapre, per l'ennesima volta, le polemiche sui buoni scuola. L'occasione è l'incontro sull'argomento organizzato dall'Asapi, l'associazione delle scuole autonome piemontesi, ieri mattina all'istituto Avogadro.
Placido non si limita a lanciare accuse generiche, ma le correda con molti indizi: sono circa 200, ad esempio, i torinesi, professionisti, imprenditori, commercianti, che hanno ottenuto contributi altissimi (si parla di 4/5 mila euro a famiglia) dalla Regione per mandare i loro figli nelle scuole private e che non solo abitano nelle zone più lussuose della città (dalla collina a corso Massimo d'Azeglio alle aree più esclusive della Crocetta) ma che, per avere il contributo, hanno dichiarato di avere redditi annuali inferiori ai 10 mila euro. Una dichiarazione che per il buono scuola (per cui i criteri di accertamento del reddito stabiliti dalla legge regionale sono molto lassi) è stata fatta a Torino da 1.900 famiglie. Mentre per ottenere le borse di studio (concesse con criteri più rigidi e che considerano anche il patrimonio oltre al reddito) le domande sempre a Torino sono state solo un migliaio. "Come mai?" si chiede Placido.
L'attualità della polemica sul buono scuola d'altronde è assoluta. Domani infatti andrà in commissione consiliare la bozza del nuovo regolamento che la maggioranza di centrosinistra presenterà per "modificare" la legge voluta dall'assessore ciellino Giampiero Leo. Un nuovo regolamento che, frutto come è di un compromesso tra le forze cattoliche del centrosinistra e quelle più radicali, cambia molto poco rispetto al passato. Al punto da far dire a Giulio Cesare Rattazzi, preside dell'Avogadro e presidente dell'Asapi: "Noi speriamo che sia possibile ancora modificare quel regolamento. Perché, e lo dico da cattolico, la legge sul buono scuola è una legge prima di tutto ingiusta che dà soldi a chi li ha già e non tiene conto di chi è davvero povero. Lo dimostrano due fatti: il primo che il contributo regionale è andato per il 98,5 per cento a chi frequenta scuole non statali e solo per l'1,5 per cento a chi frequenta le statali (nonostante a far domanda nella scuola pubblica siano stati in molti di più). E poi che il contributo ottenuto in media nelle private è stato di centinaia di euro, mentre nelle pubbliche si è trattato di poche decine".
Rattazzi aggiunge: "La legge Leo non ha nemmeno ottenuto il risultato che si prefiggeva: in un anno infatti le iscrizioni nelle scuole non statali del Piemonte sono addirittura diminuite invece di aumentare. E anche le modifiche introdotte dalla nuova giunta non hanno cambiato la sostanza. Noi chiediamo che tra le spese considerate per ottenere il contributo siano inserite non solo le rette, ma anche i trasporti, le gite scolastiche e magari anche i libri di testo".
"Quella dei libri di testo è una vera emergenza hanno raggiunto costi altissimi anche nella scuola dell'obbligo - incalza Paola Pozzi (Ds) presidente della commissione consiliare che si occupa della questione - Sappiamo che le modifiche di quest'anno non sono decisive. Ma erano le uniche possibili, visto il poco tempo a disposizione e le differenti posizioni nella maggioranza. La legge 10 voluta da Leo va abolita, ma bisogna anche riconoscere che le scuole non statali svolgono un ruolo importante. Bisogna lavorare tutti insieme per costruire una nuova legge sul diritto allo studio, tenendo conto però che compito della Regione è dare indirizzi e devono poi essere gli enti locali a operare concretamente". Infine Gian Piero Clement di Rifondazione: "Il mio partito è ideologicamente contrario al buono scuola. Ma il compromesso raggiunto in Regione era l'unico possibile in questo momento, viste le differenti posizioni. Il nostro obiettivo è una nuova legge il prossimo anno".