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Repubblica/Torino: L´ultima beffa per 300 maestri Ottengono l´incarico ma dopo tre giorni sono senza lavoro

Il Consiglio di Stato non ha ritenuto valido l´esame di abilitazione e i corsi Sis. Scuole in affanno per le sostituzioni

01/09/2007
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la Repubblica

Si preannunciano ricorsi contro la decisione. L´unica via d´uscita per chi non ha un posto sarà ottenere una supplenza breve: un calvario che per molti ricomincia
TIZIANA CATENAZZO

Il posto in cattedra come una chimera, una visione. Per quanti ancora sognano di insegnare, questo è un anno che comincia male. Più di 300 persone in Piemonte hanno ottenuto la cattedra, e oggi avrebbero preso servizio come tutti gli altri, ma nel giro di pochi giorni l´hanno persa. Per loro, la perdita del lavoro, e per i dirigenti scolastici, l´affanno di doverli sostituire in tempi brevissimi. I docenti hanno frequentato da giugno ´06 il corso di abilitazione organizzato dalla Sis, hanno quindi sostenuto l´esame finale e discusso le tesi elaborate e consegnate entro lo scorso gennaio, e infine hanno richiesto di potersi iscrivere nella graduatoria permanente. Non hanno ottenuto il ruolo (l´assunzione cioè a tempo determinato) ma almeno avevano un posto ‘fisso´ per un anno: una supplenza lunga, come si dice fra gli addetti ai lavori. E invece quel posto è stato cancellato. Niente cattedra e niente lavoro. Il danno e la beffa, lamentano gli insegnanti.
«Siamo disperati e allo stesso tempo esterrefatti. Prima ci danno un posto e poi ce lo tolgono: è davvero intollerabile. In oltre 900 - hanno spiegato ieri durante una riunione alla sede della Uil in via Bologna – abbiamo frequentato 800 ore di lezione in un anno all´Università per abilitarci, la maggior parte di noi come maestri e maestre alle materne e alle elementari: sacrificando per un anno la famiglia e il tempo libero pur di frequentare e studiare. Con 5 ore di lezione al mattino e 5 al pomeriggio, perché la frequenza era obbligatoria, e poi, durante l´anno, l´insegnamento nelle nostre classi al mattino per tornare a Palazzo Nuovo al pomeriggio, oltre ai 18 esami teorici e 18 esami di laboratorio sostenuti durante il corso». Fin qui, la fatica. E poi il denaro: «Aggiungiamo pure il prezzo, perché abbiamo pagato 2200 euro ciascuno, per il corso, e molti che sono precari, assunti per poche settimane e senza uno stipendio regolare o i genitori alle spalle, hanno fatto un mutuo per pagarsi la retta».
Ma cosa non ha funzionato? «Uno stillicidio, un vero martirio: il decreto ministeriale che ha istituito il corso stabiliva che si dovesse fare in un anno, con 800 ore di corso e terminare con l´esame entro il 30 giugno, e così noi abbiamo fatto in Piemonte – ribadiscono i docenti ‘beffati´ dal sistema – ma a febbraio, dopo 8 mesi di corso cioè, il ministro si accorge che in moltissime altre regioni italiane i corsi non erano neppure partiti e quindi stabilisce che noi non ci saremmo potuti abilitare a giugno e che avremmo dovuto rimandare di un anno, pur avendo pagato e frequentato le 800 ore». Da qui, il ricorso al Tar che ha dato ragione ai maestri piemontesi e confermato per loro la possibilità di sostenere l´esame. Ma a nomina avvenuta (per 300 candidati circa su oltre 800 il punteggio era abbastanza alto da meritare l´incarico annuale da parte dell´amministrazione), è stato infine il Consiglio di Stato a pronunciarsi negativamente: l´esame di abilitazione, seppure già sostenuto, non è da considerarsi valido per nessuno, di conseguenza neppure l´assegnazione della cattedra è regolare. Risultato: gli insegnanti si ritrovano senza un posto di lavoro nonostante il corso, l´esame, e i sacrifici affrontati durante l´anno.
Le colpe non sono facilmente attribuibili in questo caso: certo la Scuola di specializzazione interateneo (la Sis) ha provveduto a rispettare la direttiva ministeriale, e quindi si è attrezzata per fornire un corso e terminarlo entro i termini previsti. E molte maestre, una volta inserite nelle graduatorie pubbliche, avevano anche rinunciato al loro posto nelle scuole private. Ora aspettano da casa una qualche supplenza breve, che non arriverà prima di novembre. Nel frattempo i presidi aspettano di poter dare notizie certe sulle tante classi scoperte.