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Repubblica/Torino: Noia e programmi vecchi, in troppi scaldano i banchi

Il fenomeno asetticamente si chiama: dispersione. Per comprendere il problema nella sua complessità bisogna guardare i numeri, le statistiche

24/04/2007
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la Repubblica

MARCO VACCHETTI

Entrando in una scuola non li noti e non li puoi notare semplicemente perché... non ci sono. Formano una moltitudine di fantasmi, desaparecidos. Niente a che fare con i Canti di Ossian o un film horror. Sono i giovani che non rispondono più all´appello delle otto, abbandonano i banchi, interrompono gli studi. Il fenomeno asetticamente si chiama: dispersione. Per comprendere il problema nella sua complessità bisogna guardare i numeri, le statistiche.

Ogni anno dalle scuole di Torino e provincia evaporano percentuali preoccupanti di studenti. È un indice di quanto la scuola in parte fallisca non solo sul piano formativo, ma anche come "contenitore sociale" di adolescenti. Tutti d´accordo, non serve andare alla ricerca delle pecorelle smarrite, servono "allevamenti modello". Vengono indicate le strade da percorrere: orientamento, percorsi didattici differenziati, innalzamento dell´obbligo.
Bene, somministriamo l´antidoto con tempestività e dappertutto. Nei licei e nelle scuole private il fenomeno della dispersione sembra essere meno rilevante. Probabilmente è pura apparenza. Le ragioni sono di ordine sociale. Le famiglie più abbienti parcheggiano lì i propri figli (guai a dirlo...) e possono mantenerli più a lungo nel limbo scolastico. E così molti ragazzi che scelgono il liceo passano il loro tempo a "scaldare i banchi" per più di mille ore all´anno. Un "calore" che è pura dissipazione di energia e risorse. L´equazione: tutti diplomati = problema risolto, non vale un fico secco. In questo caso numeri e statistiche non la raccontano giusta. L´obiettivo non è riempire le aule, ma studiare.
Il fatto è che la distanza tra i giovani e la scuola cresce inesorabile. Il mondo corre mentre la scuola vegeta come un pigro pachiderma, che passa parte del suo tempo a interrogarsi su come interdire l´uso dei cellulari in aula. Dalle cattedre usiamo metodi e contenuti sempre più inadeguati. Tanto ascolto, poca partecipazione. Innalzare l´età dell´obbligo scolastico senza prima attuare la riforma dei programmi non risolverà il problema. Avremo qualche fantasma in meno, qualche banco caldo in più e ancora tante menti farcite di noia.