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Repubblica/Torino: Scuola, un supplente chiamato Comune

Il ministero ha un debito di 10 milioni, Palazzo civico garantisce i servizi a rischio

31/08/2009
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la Repubblica

PAOLO GRISERI

Dieci milioni di euro: sono i debiti di Maria Stella Gelmini nei confronti del Comune di Torino. Soldi che l´amministrazione civica paga per sopperire alle lacune della scuola statale. Una consistente paghetta che tra due settimane potrebbe essere destinata ad aumentare: «Con gli ulteriori tagli decisi dalla riforma - spiega l´assessore all´istruzione Beppe Borgogno - temo che il prossimo anno dovremo sovvenzionare ancora di più la scuola statale». Una situazione allarmante: «Tagliando le attività pomeridiane molte scuole non saranno in grado di garantire la vigilanza dei ragazzi all´ora dei pasti e, di fatto, le famiglie dovranno pagare sia la vigilanza sia i laboratori», aggiunge l´assessore. Così la mensa e i rientri al pomeriggio diventeranno un lusso: «Per questo pensiamo di intervenire: per sostenere le famiglie più povere nelle maggiori spese», spiega Borgogno.
L´elenco dei debiti della scuola statale nei confronti dell´amministrazione cittadina è lungo. In pratica ogni torinese paga dieci euro per turare le falle del ministero. Il paradosso è che tra le spese impropriamente finite a carico del Comune ci sono anche quelle delle iniziative che gli esponenti del governo sbandierano ideologicamente come frutto dell´attività del centrodestra. Il caso più clamoroso è quello delle cosiddette «classi ponte», le classi per immigrati che la Lega vorrebbe istituire in tutta Italia: «A Torino quelle classi ci sono già», dichiarava proprio ieri il leghista Matteo Salvini, noto per aver proposto vagoni per immigrati nella metropolitana di Milano. «Naturalmente la Lega strumentalizza un´iniziativa che a Torino esiste da dieci anni e che non ha nulla a che vedere con le classi ponte», spiega l´assessore Ilda Curti. Si tratta infatti di laboratori di insegnamento dell´italiano che durano un mese e vengono svolti a inizio anno per i ragazzi stranieri da poco arrivati in Italia. Gli insegnanti che tengono quei corsi vengono pagati dal Comune anche se lavorano nelle scuole dello Stato: ogni anno il conto a carico delle case comunali è di circa 100 mila euro.
Una goccia nel mare di denari che il ministero di Gelmini deve al Comune. La voce più consistente è quella degli insegnanti di sostegno: 4,2 milioni di euro che servono ogni anno a pagare il lavoro dei 140 docenti chiamati ad aiutare i ragazzi svantaggiati nella scuola statale. Soldi che l´amministrazione civica anticipa senza che le scuole statali abbiano i fondi per restituirli. A queste spese annuali vanno sommati i debiti accumulati negli anni: 3,5 milioni per pasti consumati dagli insegnanti statali nelle mense gestite dal Comune. E circa 2 milioni di arretrati per mancati pagamenti della Tarsu da parte degli istituti scolastici. «Quel che ci colpisce - osserva Borgogno - è il fatto che i tagli di Gelmini finiscano per mettere a rischio quei servizi che vanno incontro alle famiglie in difficoltà. Per questo, nonostante le scarse risorse comunali, stiamo pensando di intervenire a sostegno di chi ha più bisogno. Attualmente già tre scuole ci hanno detto che non saranno in grado di garantire la sorveglianza durante la mensa. Tra una settimana avremo il quadro complessivo e decideremo il da farsi».