Repubblica/Torino: "Sei ore in classe senza pranzo"
In molte scuole medie eliminati mense e rientri pomeridiani Borgogno: "Un tavolo per farsi carico dei costi sociali della crisi". Presidio dei precari
OTTAVIA GIUSTETTI
Meno docenti, meno ore a scuola, si riducono drasticamente i rientri. Molti presidi in questi giorni stanno annunciando che rinunceranno al servizio mensa, in conseguenza del fatto che non sarà più richiesta la presenza degli studenti di pomeriggio. "8-14" per cinque giorni a settimana sarà per esempio l´orario di molte scuole medie che oltre a tenere i ragazzi sui banchi per sei ore consecutive senza pranzo, lasceranno completamente sulle spalle delle famiglie il peso economico e organizzativo di seguire i figli nel pomeriggio. Non solo: salteranno molte attività di laboratorio. Altri servizi che la scuola offrirà saranno a pagamento per i genitori. Per questa ragione, nel corso della riunione di ieri della quinta commissione del Consiglio comunale, si è rilanciata la richiesta di avviare un tavolo di crisi al quale partecipino tutti i protagonisti del mondo dell´istruzione e che serva, prima di tutto, a chiarire quali saranno le nuove difficoltà delle scuole nell´arco del prossimo anno. «La recente riforma cancella posti di lavoro, riduce la qualità dell´offerta formativa e scarica sulle famiglie disagi e costi aggiuntivi». Per questo, ha spiegato l´assessore Beppe Borgogno «il Comune rilancia la proposta di un tavolo di monitoraggio e di crisi che possa raccogliere tutti i soggetti interessati: direzione scolastica regionale e provinciale in primo luogo, cui spetta l´attivazione del tavolo. Una proposta già avanzata a giugno e che oggi è diventata ancora più urgente».
La rinuncia al servizio mensa in molti istituti può non sembrare un segnale grave ma come potranno tante famiglie tenere i bambini a casa tutti i pomeriggi della settimana? A quale costo? «Non dimentichiamo che il Piemonte è la regione nella quale pesa di più la cassa integrazione - dice l´assessore - il costo sociale dei tagli si sentirà tra breve e noi possiamo cercare di individuare alcune piccole politiche di riduzione del danno ma non possiamo certo sostituirci all´ufficio scolastico regionale». In questo momento di difficoltà il Comune è costretto a tagliare su molti fronti ma decide che non toglierà alcuna risorsa al sistema istruzione: continuerà a mantenere i 140 insegnanti di sostegno che mette a disposizione delle scuole statali (4 milioni di euro di spesa all´anno) e il ciclo di laboratori "Crescere in città". «Ma ci saranno altri costi sociali da fronteggiare come la caduta dell´occupazione - dice Borgogno - stiamo anche considerando cosa comporterà lo sforamento del tetto dei 25 alunni per aula. Speriamo non ci costringa a grossi interventi di manutenzione nelle scuole e a dover chiedere nuove certificazioni antincendio per gli edifici».
La lotta sindacale contro i tagli alla scuola entrerà nel vivo già la prossima settimana. La Flc Cgil di Torino ha annunciato un presidio permanente di precari a partire da martedì e una manifestazione che potrebbe diventare occupazione del Miur per il primo giorno di scuola. Chiede che la protesta sia costruita insieme a tutte le sigle sindacali.